1. 003 pausa con piedi - [ hungarian rhapsody ]


    Data: 26/12/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... vaticinio della notte, e degna, si degna, avrei accolto i fluenti secreti fecondi dalle sue possenti gonadi.
    
    Gli osservai poi le dita dei piedi. Erano bagnati e agognai sniffare le esalazioni racchiuse tra i palmi ed il plantare di cuoio dell’infradito. I malleoli grondanti del ragazzone erano cinti da una fascia di cuoio intrecciato. Sarebbe stato doveroso per me ripulirli ma cosa altro avrei potuto fare se non guardare e sentirmi la vestale del tempio avida di lui?
    
    Il treno si fermò nella campagna e smise di piovere. Nell'attesa e nel silenzio incominciammo a parlare. Lui si chiamava Carlo. Il Carlo.
    
    Gli raccontai di essere gay e del mio estenuante impegno nella scrittura delle mie memorie. Gli raccontai dell’Ungheria ma osservai che al mio narrare gli si ingrossava il cazzo. Era gay anche lui. Dio esiste.
    
    Mezz’ora dopo, quando il treno desolato sostava ancora nella campagna, stavo con la nuca contro lo schienale del mio sedile e afferravo la sua caviglia gladiatoria con entrambe le mani. Si, lo fissavo negli occhi con aria patetica e spalmavo di lingua le sue fette con quel sudaticcio che mi mandò in botta. Miagolavo inghiottendo tutto quel sapore aspro di maschio, che stava diciamo brrrrrr... tra il Taleggio della bassa bergamasca e il Puzzone di Moena a crosta lavata a pasta semidura.
    
    Virile certo ma caseario.
    
    Mezz’ora più tardi stavo prona come una musulmana, coi gomiti in terra, e farneticavo ora a leccare un sandalo, ora a leccare l’altro. Ero così ...
    ... infoiato nel lecchinaggio dei plantari che disposi all’insù con il mio sobrio culetto, fosse mai che mi praticasse una inusitata sditalinata’ beduina.
    
    Ma non sortendo riscontro dal tale, non mi diedi per vinta, e seguitai dunque a ripulire con garbo tutto l’unto del maschio dai suoi calzari. E se proprio debbo dirla tutta, mi lasciai andare ad piccolo ruttino, che non è un dettaglio da poco, poiché dalla mia boccuccia fuoriuscirono le fragranze balsamiche di un intenso caseificio della piana lattifera tra Val Padana e Val di Fiemme.
    
    E nel farlo? Sai che mi disse quel bel birichino? Mi disse un gentilissimo “che schifo che fai”.. così proprio, al brucio, non già per il ruttino suppongo, quanto direi per quell’erotismo straziante con cui amoreggiavo ai suoi piedi coi suoi sandali unti.
    
    Poi cosa vuoi, cinque minuti dall’arrivo mi lasciai schiacciare la faccia sul sedile, limonando pesantemente con il suo culo assai caldo e sudaticcio. Ora, li per li, preso com’ero nei miei baci alla francese tra me e quel buco del culo, mi par che il culo stesso sapesse di un gusto pungente, molto simile ancora al Puzzone di Moena, ma con un lieve e molto particolareggiato retrogusto di cesso.
    
    All’arrivo assaggiai il calippo ma ahimè eravamo già alla nostra stazione e dovettimo ricomporci in tutta fretta senza che il mio pancino avesse potuto far provvista di sperma.
    
    Al Carlo non per dire gli scoppiava il cazzo. E si che gli scoppiava. Era chiaro ed evidente che il Carlo smaniava ...
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