1. La Preda


    Data: 14/02/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Lesbo Autore: Koss, Fonte: RaccontiMilu

    ... caviglie di Anna. Ora Anna era stata tramutata in un burattino nelle mani del suo padrone che si divertì a provare cosa succedeva tirando le varie corde ed i diversi lacci che le pendevano dal corpo. Tirando la corda che veniva fuori dalla schiena si poteva trascinare la ragazza, che scivolava sulle ginocchiere, dove si voleva; tirando i due capi della striscia che le passava intorno ai fianchi ed alle cosce si otteneva di farle venire fuori il culo, tirando ancora risulta visibile ed offerta pure la vulva; con i due lacci delle caviglie si poteva farle stringere o allargare le cosce a piacere; ed infine tirando in basso la catenella collegata alle strisce di pelle, tese ed incrociate sui seni, la si poteva far piegare in avanti verso il pavimento. Alberto provò a tirare tutte le corde e portò la ragazza in diverse posizioni, tutte molto eccitanti. – Penso che mi darai grandi soddisfazioni – commentò. Non c’era niente di doloroso in quelle posizioni, Anna non soffriva. Il padrone la toccò tra le gambe e la trovò fradicia di umori. – Sei calda e quando sei in queste condizioni perdi completamente la testa, come stava succedendo al bar. Devi essere più disciplinata, mettere questa carica erotica al servizio del tuo padrone, altrimenti ti dovrò punire. Ora raffreddati un po’, intanto io esco e vado a cena con la mia amante. Ritornerò più tardi. – Quando Anna aprì la bocca per protestare una pallina di gomma vi finì dentro, fece per sputarla, ma era già imbavagliata. Lui, ...
    ... tirandola per le corde che la legavano alle caviglie, la trascinò sul parquet facendola scivolare sulle ginocchia in camera da letto. Qui tirò la corda che le passava tra le cosce e la fece inarcare portandola ad esporre il culo in alto, legò la corda alla spalliera del letto e agganciò la catenella che le pendeva sul davanti ad un piede dell’armadio. Anna era col culo in aria e chinata in avanti, senza avere le mani libere da poter appoggiare a terra, non era in una situazione facile. La lasciò lì, legata, gemente ed immobilizzata, quindi uscì dalla stanza. Erano le sette di sera. Non andò via subito. Passando nel soggiorno, non visto aprì la borsetta di Anna e dal portafoglio tirò fuori la sua patente, se voleva poteva chiederle quelle informazioni e lei avrebbe risposto, ma lui non voleva chiedere. Non c’era dubbio, quello che leggeva era un cognome davvero importante, Anna era il suo nome vero, anche se ne aveva un altro ancora. Alberto considerò che se Anna voleva poteva davvero rendergli la vita difficile. Alberto non era preoccupato, uscì infine dall’appartamento borbottando: – cara Anna sarà un piacere domare una riccona come te. Ti renderò umile e servile come neanche puoi immaginare, tu pensi di giocare, ma vedrai che questa è una faccenda molto seria. –
    
    Anna era invece angosciata e sul serio. La posizione non era per niente comoda, cercava di stare in equilibrio senza rovinare con la faccia a terra ed iniziava a sentire dei dolorini in ogni parte del corpo, sapeva che ...
«12...111213...»