Come ho fatto diventare mia moglie una puttana.
Data: 07/02/2024,
Categorie:
Cuckold
Tue Racconti
Autore: zolder, Fonte: RaccontiErotici.top
... evidentemente marito e moglie, altre avvinghiate a maschi arrapati che non esitavano a stringere le chiappe della loro dama.
Alla fine del brano musicale alcune delle donne, dopo essersi sciolte dall’abbraccio del ‘pitone' con cui avevano ballato, ritornavano da sole dal marito sul divano, altre si dirigevano, accompagnate dal ‘pitone’ stesso, verso i prive.
I singoli non ancora alla caccia delle prede erano prevalentemente seduti al bar che sorseggiavano il primo drink offerto dalla casa, o, taluni già al bis od al tris a pagamento.
Erica ed io iniziammo l’esplorazione del locale in cerca del sancta sanctorum del club, i privé.
Questi si trovavano ai lati di un lungo corridoio, scarsamente illuminato, che si apriva in fondo al salone principale.
Ogni prive aveva una porta sopra la quale c’erano due insegne, una di colore rosso con la scritta ‘VIETATO ENTRARE’ ed una Verde che recitava ‘ENTRATA LIBERA’.
Chi si appartava, con un apposito pulsante, esprimeva la volontà di consumare il peccato in modo riservato, oppure alla vista di chiunque magari anche gradendo la partecipazione attiva di eventuali spettatori.
Ogni stanza era di dimensioni appena sufficienti per contenere un letto matrimoniale con accanto un comodino su cui spiccava un pulsante rosso, tipo quello dei giuochi a premio con il quale ci si prenotava per dare la risposta, ma lì per fare in modo che, se qualche invasato esagerava nelle sue prestazioni, premendo il pulsante si faceva intervenire ...
... il servizio d’ordine.
A fianco di ogni privé c'era una seconda porticina che dava su uno stretto corridoio con un panca ed una parete costituita da uno di quegli specchi che si vedono nei film polizieschi per gli interrogatori, a specchio dalla parte del prive, in modo che le coppie impegnate nei loro amplessi potessero vedersi per aumentare la loro concupiscenza, trasparenti dalla parte del corridoio in modo che il marito o altri visitatori potessero godersi l'amplesso magari sparandosi una sega.
All’ingresso ci era stata data una tessera con diverse caselle che, ad ogni drink ordinate, ci sarebbero state forate come si usava una volta sui biglietti del treno.
Alla fine della serata si pagava per ogni consumazione eccetto la prima che era in omaggio.
Si poteva servirsi da soli presentandosi personalmente al bar o ordinare i drink a graziose ‘camerierine’ che giravano per il locale. Le ‘camerierine' giravano per il locale con un abbigliamento alquanto succinto.
Un semplice grembiulino con girocollo, abbondante scollatura, vestaglietta che arrivava a mala pena sotto l’inguine, mentre la schiena ed il culo erano in piena vista.
Calze autoreggenti e scarpe con tacco a spillo di almeno dieci centimetri.
Per ordinare, come si fosse in una normale caffetteria, bastava alzare un dito consegnare la tessera ‘DRINK’ e la ‘Camerierina’ prendeva l'ordinazione.
All’atto della consegna restituiva la tessera con un nuovo foro.
Avevo notato che infilate nei bordi delle ...