1. Ritorno in Trinacria


    Data: 09/10/2018, Categorie: Etero Incesti Autore: PrecumKing, Fonte: RaccontiMilu

    ... Gli sforzi che stavo facendo per controllarmi mi sembravano titanici, e una parte di me era convinta che Naty se ne fosse accorta e stesse approfittando della situazione; l’altra parte di me continuava a darmi dell’idiota per il deragliare senza sosta dei miei pensieri. “È una rosa rossa,” disse Naty, come se questa osservazione chiudesse la questione. “E quindi?” “No aspetta, imbranato non è affatto sufficiente. Sei un caso disperato. Non lo sai che la rosa rossa esprime una passione amorosa?” “Ah…” Non lo sapevo davvero, e questa gaffe mi mise in imbarazzo, un imbarazzo che dentro di me cresceva esponenzialmente perché una piccola, infinitesimale parte di me, era convinta di non avere affatto sbagliato. “Di che colore avrei dovuto prenderla, allora?” “Beh, bianca, per rappresentare un amore puro, come quello tra fratelli. Oppure rosa, per rappresentare l’affetto.” “Ma da quando ti interessi a queste idiozie?” dissi, cercando di rimettermi in pari. “Se anche tu ti interessassi a queste idiozie, come le chiami tu, adesso io non mi ritroverei davanti un fiore che urla ‘voglio scopare con te’ a pieni polmoni.”, ribatté Naty, nel suo tono più acidamente divertito. “E con questo direi che sei decisamente ubriaca.” Ero decisamente incazzato, perché Naty sembrava capace di leggere i miei pensieri più nascosti – quelli nascosti quasi del tutto perfino al mio io cosciente – come un libro aperto. “Ah, sarei ubriaca?” mi rimbeccò lei. “Adesso vediamo!”
    
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    Si alzò dal suo posto e venne a sedersi esattamente di fronte a me, dallo stesso lato del tavolo, tanto vicina che riuscivo a sentire il profumo del bagnoschiuma sulla sua pelle. Con un ennesimo sforzo mi produssi in un’espressione blandamente interrogativa. Naty afferrò la mia mano e se la posò sul seno: sentire al tatto quella rotondità perfetta, spezzata dal capezzolo che andava inturgidendosi, sentire il calore del suo corpo attraverso il tessuto sottile, sentire il petto che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro avrebbero fatto andare fuori di testa chiunque, e io non facevo minimamente eccezione. Ciononostante tentati un’ultima, disperata resistenza: “Che cosa stai facendo?” “Ti sto dimostrando che non sono ubriaca.” “E come?” “Hai la mano sulle mie tette.” “Ce l’hai messa tu.” “E tu non l’hai tolta.” “Pensavo ci fosse un senso,” dissi arrampicandomi sugli specchi, senza trovare di meglio da dire. “Certo che ce l’ha,” replicò Naty, sempre sorridendo, più maliziosa che mai, “e il senso è che hai lasciato alla rosa il compito di urlarmi ‘voglio scopare con te’, perché tu non hai il coraggio di dirmelo in faccia.” “Sei ubriaca,” ripetei, ma senza la minima convinzione. Ero totalmente in balìa di mia sorella, e lei lo sapeva. Anzi, probabilmente aveva architettato tutto per arrivare esattamente al punto in cui eravamo. Ma allora i ragionamenti che avevo tentato di soffocare per tutta la serata? Non ero capace di ragionare lucidamente, il ...
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