1. Ritorno al noccioleto - parte 8


    Data: 25/09/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    Quella mattina Alfonso non proferì parola.
    
    Mi occupai da solo delle commissioni che lo zio ci aveva incaricati di sbrigare mentre lui rimase in macchina a fissare il vuoto.
    
    Mi rendevo conto che la scena alla quale avevamo assistito doveva averlo profondamente turbato e tuttavia non riuscivo a controllare l’eccitazione.
    
    Mio cugino mi aveva scopato la gola mentre guardava suo padre sbattere l’uccello tra le labbra di sua madre.
    
    Il nettare di quel maiale doveva avere lo stesso sapore della sborra di zio Gaetano.
    
    Avrei voluto assaggiare entrambi i loro succhi, poterli confrontare.
    
    Volevo solo accostare la macchina da qualche parte e chiedere ad Alfonso di scoparmi là dentro, di trivellarmi il culo col suo cazzo violento.
    
    Lui, invece, aveva il buio negli occhi.
    
    “Devo assolutamente dirgli la verità” pensai “non posso continuare a mantenere questo segreto”.
    
    “Come stai?” Gli chiesi mentre guidavo sulla strada del ritorno. Gli occhi puntati sulle grosse cosce aperte.
    
    “Non te lo so dire adesso”.
    
    Era così difficile scalfire la corazza dietro la quale quel ragazzo si era trincerato.
    
    “Senti”. Esordii. “Posso chiederti una cosa?”
    
    “Se non puoi farne a meno”. Cantilenò lui.
    
    “Sai, pensavo che in fondo non mi hai raccontato molto di te.” Alzò gli occhi al cielo.
    
    “So che vivi con tua madre, che per un po' siete stati lontani dal paese … che siete tornati proprio quando noi ci siamo conosciuti, all’inizio del liceo. Ma prima…? Dove siete ...
    ... stati?”
    
    Lui sbuffò, staccò la mia mano dal volante e se la posò sull’uccello.
    
    “Non è meglio questo?” Disse guidando la mia mano su e giù contro il suo pacco.
    
    “Dai, sono serio”. Insistetti sfilandomi. “Perché tu e tua madre vivete da soli? Dove si trova adesso tuo padre?” Sapevo di essere indiscreto ma lo facevo per lui.
    
    “Siamo stati in Svizzera”. Si limitò a dire in modo petulante. Non sembrava avere intenzione di proseguire quella conversazione.
    
    “E perché siete tornati al paese?”. Lo incalzai.
    
    Pensai che mi avrebbe chiesto di farmi i cavoli miei, di restare al mio posto e che mi avrebbe detto che l’unica cosa per la quale gli servivo era svuotarsi i coglioni.
    
    Poi sospirò. “Papà si è ammalato e ha deciso che voleva morire qui. È durato molto più del previsto comunque. È morto a febbraio di quest’anno”. Disse.
    
    Il modo asciutto con cui mi diede quell’informazione mi gelò.
    
    “Mi dispiace” fu l’unica cosa che riuscii a rispondere.
    
    “Dopo il liceo sono rimasto in paese per non lasciare mia madre da sola.” Continuò lui. “È chiaro che mi preoccupavo per niente”. Aggiunse.
    
    “Mi sono trovato una ragazza … Anna, quella che hai conosciuto l’altro giorno.
    
    Dobbiamo sposarci ad ottobre … Dovevamo. Non lo so più nemmeno io”.
    
    Quando arrivammo al noccioleto lo zio non c’era.
    
    Doveva essere uscito col trattore perché neppure quello era al suo posto.
    
    Scaricammo il materiale, cercammo l’ombra di un albero per ripararci dal sole e ci sedemmo a consumare la ...
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