1. La complice ideale - prima parte


    Data: 17/09/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: single80fe, Fonte: Annunci69

    A volte, la mattina mi sveglio con fatica, da quando ho compiuto quarant’anni: chissà se capita a tutti.
    
    Sono più lento a iniziare i miei esercizi quotidiani, necessari per essere al meglioin questo mondo che si risveglia dopo la pandemia.
    
    Certo, quando mi risvegliavo da giovane avevo sempre il cazzo durissimo, ora dipende un po’ da cosa sogno la notte. Anche se i 40 anni mi hanno insegnato tante cose, e amo pure insegnarle.
    
    Sono un po’ perso tra i miei pensieri, mentre mi metto a cavalcioni sul bidet, in uno dei riti del mattino.
    
    L’acqua si scalda scorrendomi sul cazzo, mentre la mano scorre dal culo ai coglioni, sull’asta, le dita scoprono la cappella. A volte, in questa posizione, emergono fantasie e mi viene voglia di scaricare la tensione prima di andare al lavoro. Il pene inizia a irrigidirsi, resto per un attimo indeciso, chiudendo gli occhi e giocandoci un po’.
    
    “Fatti più avanti” una voce alle mie spalle. Mi prende un po’ di sorpresa. “Pensavi di sborrare senza di me?”.
    
    Le bastano da sempre poche parole per farmi indurire il cervello. Il cazzo è una conseguenza.
    
    “Chiudi gli occhi” continua. La sento avvicinarsi. “Non girarti”.
    
    L’acqua scorre sul cazzo, sui coglioni, si sta alzando, ora sì, come quando ero giovanissimo. L’effetto che mi fa.
    
    La sento dietro di me, tengo gli occhi chiusi. Si siede alle mie spalle, mi abbraccia, gioca appena con i polpastrelli tra i peli del petto. Si stringe, è nuda. Sento i capezzoli duri sulla schiena, le ...
    ... labbra sul mio collo.
    
    “Lo so quanto ti arrapi quando ti lecco il collo, sei come una donna” sorride mentre mi parla e lascia scivolare la mano sull’addome.
    
    “Mi basta un niente per eccitarti, senti qui che mi tocchi già la mano con la cappella” e nel farlo ci passa sopra il dorso, si bagna con l’acqua che scorre. Allontana la mano, mentre continua ad alternare parole e succhiate alla nuca. È eccitata, lo sento dall’odore, dal calore, dalle sue gambe aperte che mi avvolgono i fianchi tesi.
    
    Ho il cazzo durissimo, già ora.
    
    “Avevo voglia della tua lingua, questa mattina” prosegue, mentre scivola con i polpastrelli sulle palle tese, leggerissima, sa che non sopporto dolore lì.
    
    “Sei uno stronzo” e mi afferra la base dell’asta, al confine coi coglioni. “Uno stronzo arrapato” ma sta sorridendo.
    
    La sento allontanarsi un poco con l’addome, quasi la figa lascia un filo di umori. La sento sfiorarsi, e mi stringe di nuovo. “Guarda in basso, M., guarda i miei polpastrelli bagnarti la cappella con gli umori caldi”. La guardo, vedere il suo smalto nero bagnarmi la cappella è uno spettacolo che mi ha sempre rapito.
    
    La sta stringendo alla base, facendo un cerchio tra indice e pollice, scorre sulla pelle, mi scappella, mi copre, non trattengo un gemito. “Lo so ormai quanto ti piace, porco”. E mi stringe completamente il cazzo nella mano, segandomi lentissima, per tutta la sua lunghezza.
    
    “Adoro averti in mio potere” e si fa scivolare una mano tra le cosce, tra noi. Saperla ...
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