1. Io e mia sorella: Capitolo 1


    Data: 17/06/2023, Categorie: Incesti Tue Racconti Autore: parolealvento.97, Fonte: RaccontiErotici.top

    ... che avevo sogni modesti all’epoca).
    
    Fu all’incirca intorno ai miei dieci anni che mamma e Masafumi (che da tempo aveva insistito perché non lo chiamassi più “signor Maeda”) ci dissero che si erano innamorati.
    Io ne fui contentissima: mi ero abituata alla loro presenza costante nelle nostre vite e, dopo tutto quello che avevamo passato (soprattutto dopo il vuoto lasciato da un padre assente la cui unica presenza era di fatto data dal mucchio di regali di compleanno che accumulavo senza interesse in cantina), quella notizia mi riempì di gioia. Nami, d’altro canto gelosissima di suo padre, non la prese benissimo.
    Ci volle un po’ per convincerla della bellezza di quello che era successo; come biasimarla, d’altronde? Da quanto mi fu rivelato durante l’adolescenza venni a sapere che la madre li aveva abbandonati pochi anni dopo averla data alla luce; Masafumi, incapace di credere a quanto successo, dopo i primi vani tentativi non s’era più dato molto da fare per cercare di rintracciarla. Era più che ovvio che Nami avesse paura di avere una “nuova mamma” nella sua vita. Non so nemmeno immaginare a quali domande della figlia dovette rispondere Masafumi, né il modo in cui giustificò o meno l’operato della madre.
    
    L’anno seguente i nostri genitori decisero che sarebbe stato economicamente più conveniente vivere insieme. A dodici anni, la mia migliore amica divenne mia sorella.
    Ci trasferimmo nell’appartamento di Nami perché era un po’ più largo del nostro monolocale ma, ...
    ... tuttavia, con una sola stanza per noi ragazze.
    Sembra quasi scontato dire che, dopo un breve periodo di quasi freddezza, Nami iniziò nuovamente a “ricordarsi” chi fossi. Superammo i momenti di difficoltà e, com’era prevedibile, ci ritrovammo. Da quel momento in poi, giorno dopo giorno, iniziai veramente a sentire di far parte nuovamente di una famiglia: io e Nami non ci consideravamo più semplici amiche che condividevano i pomeriggi, le cotte o i compiti. Le nostre menti ancora giovani stavano incubando l’idea che vi ho esposto poco fa: “per essere della stessa famiglia non serve avere gli stessi geni”.
    
    Spero mi perdonerete se mi sono dilungata troppo sull’inizio della mia vita e, al contrario, se adesso salto a piè pari gli anni dell’adolescenza. Ciò che vi ho raccontato era fondamentale per comprendere la mia storia e quanto accadde gli anni seguenti non è di particolar rilievo. Noi quattro diventammo una famiglia a tutti gli effetti. Questa è l’unica cosa che conta.
    
    La svolta accadde in tempi più recenti: due anni fa, a ventiquattro anni suonati io e ventitré Nami.
    
    Entrambe studentesse universitarie, da pochi mesi io e lei ci eravamo trasferite in una casa tutta nostra. Il desiderio di indipendenza dai nostri genitori si era fatto forte e, con qualche sacrificio ulteriore, mamma e Masafumi ci avevano accordato l’affitto di una piccola abitazione un po’ più in centro città rispetto all'estrema periferia del nostro appartamento. Non che la situazione fosse comunque ...