Io e mia sorella: Capitolo 1
Data: 17/06/2023,
Categorie:
Incesti
Tue Racconti
Autore: parolealvento.97, Fonte: RaccontiErotici.top
La vita mi ha insegnato una dura lezione: condividere il DNA non implica appartenere alla stessa famiglia; è anche vero però che per essere della stessa famiglia non serve avere gli stessi geni.
Mi chiamo Sara e sono nata nel 1997. Sono quella “ragazza qualsiasi” che si nasconde tra la folla che al mattino riempie le strade; sono il volto insipido che difficilmente resta impresso nella mente; sono la prima persona di cui dimentichi il nome dopo avermi stretto la mano e avermi detto “Piacere di conoscerti!”.
Potrei sbrodolarvi addosso tante informazioni tecniche su di me: colore dei capelli, la sfumatura imprigionata nei miei occhi quando il sole li colpisce al mattino, altezza o carnagione, corporatura e persino la taglia del reggiseno che indosso. A cosa servirebbe?
Mi avete già immaginata, nella vostra mente: per alcuni ho le fattezze della vostra ex, per altri impersono una cotta segreta, quel desiderio mai tramutato in passione.
Metà di voi mi ha dato una quarta abbondante di seno (o addirittura una taglia maggiore, in tal caso sappiate che mi avete anche affibbiato una schiena curva per il troppo peso), mentre ciò che avanza di quella percentuale si divide tra una misura neutra e un “Se ti mettessi una tovaglia addosso potrei dire che ho apparecchiato la tavola!” (con un conseguente risparmio nell’acquisto dei reggiseni).
Potrei essere bionda, mora o rossa a seconda delle vostre fantasie più recondite, e nulla di ciò che mi verrebbe in mente di dire vi ...
... distoglierebbe dall'immagine che vi siete fatti di me. Potrei avere un fisico snello con muscoli in vista, oppure essere atletica ma non troppo, un metro e cinquanta e un tappo di bottiglia oppure alta al punto da poter giocare a basket. Potrei avere i fianchi abbondanti, la cellulite o essere tonica con una bassa massa grassa: sono io e non sono io. Un grande del ‘900 disse che siamo Uno, Nessuno e Centomila; sono nei vostri occhi l’immagine che vi siete dati di me e al contempo nessuna di queste.
Sono nata in un piccolo paesino del nord Italia. Figlia unica, probabilmente un po’ viziata, avrei potuto avere tutto ciò che desideravo. Uso il condizionale perché, svoltato l’angolo, si nascondeva nel buio la parola che qualsiasi bambino o bambina non vorrebbe mai sentire pronunciare ai genitori: divorzio.
I miei si separarono quando avevo cinque anni; l’amore, quasi sempre, ha una data di scadenza.
Mia madre decise quindi che dovevamo trasferirci nella grande città che dava il nome alla nostra provincia, nella speranza di trovare un lavoro che ci permettesse di non dipendere da mio padre. Un’altra forte scossa di assestamento per il mio piccolo mondo, già instabile per quanto successo.
Trovammo un modesto appartamento in un quartiere in cui gli affitti erano bassi e ne capii con il tempo la ragione: non si trattava di una zona ricca e benestante della città. Non c’erano giardini verdi e luminosi o persone in giacca e cravatta intente nelle loro telefonate di lavoro. I marciapiedi ...