Ius Primae Noctis
Data: 09/09/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Etero
Autore: SweetyRiccy, Fonte: RaccontiMilu
Mi chiamo Maria, sono la terzogenita tra i figli del mugnaio, e avendo raggiunto da poco la maturità, mi sono sposata. Proprio questa mattina. Il mio nuovo marito è un contadino, ha appena qualche anno più di me, e prima di oggi l’avrò visto una o due volte. Sarò una brava moglie, e gli darò tanti figli. Al villaggio mi trovano tutti molto bella: ho i capelli neri, lunghi fino alle spalle, mossi e ribelli, e due occhi marroni con riflessi verdi. Sono più alta delle mie coetanee, e molto in carne, con un prosperoso seno e due fianchi larghi. Adatti a generare figli.
Ma a tutto questo, dovrò pensarci da domattina. Questa sera abbiamo festeggiato, ed ora che è calata la notte, ho un altro dovere da adempiere: passare la notte con il Conte. E’ il signore delle nostre terre, del nostro villaggio, e per dare la sua benedizione a un matrimonio, ha il diritto di passare la prima notte con la sposa. Ho chiesto in giro, ho provato a informarmi su cosa succede durante questa notte, ma nessuna mi ha dato risposte. Neppure la mia amica Fiorenza, che si è sposata lo scorso mese.
L’unica cosa che mi è stata detta è di obbedire e compiacerlo. Ma il Conte mi mette i brividi. Non abbiamo il diritto di chiamarlo per nome. Ha sempre un sorriso gentile per tutti, ma i suoi occhi’ sono due lame di ghiaccio, che ti penetrano dentro e sembrano tirarti fuori l’anima. Quell’uomo mi inquieta, mi mette i brividi.
Ho implorato di fare questo matrimonio in segreto, di non passare la notte con ...
... lui, ma tutto ciò che ho ricevuto in cambio è stato uno schiaffo da mio padre.
Ed ora eccomi qui, nel castello del Conte, in una delle sue stanze, in cui mi è stato detto di aspettarlo. Le sue serve, le stesse che questa mattina mi avevano preparata per il matrimonio, mi hanno tolto gli abiti nuziali per vestirmi con una veste in lino, bianca, senza maniche, lunga fino alle ginocchia, con una discreta scollatura. Le mie forme premono contro questa veste, sento i capezzoli sfregare contro il tessuto ad ogni mio respiro. Altro non devo indossare, neppure l’intimo. Sono a piedi nudi, seduta ad una sedia mentre aspetto nervosamente l’arrivo del Conte. La stanza conta qualche sedia, degli arazzi, e un letto a baldacchino, il più grande che abbia mai visto, oltre ad un tavolo, al quale vedo del vino, dei calici, e della frutta. Una finestra ampia mi permette di vedere la notte stellata fuori, mentre oltre alla porta da cui mi hanno condotta, ce ne sono altre due.
E quando sento aprirsi una di queste, sento il cuore saltarmi in gola. Non voglio stare qui. Sento che sto per piangere.
‘Maria.. vero?’ è la voce del Conte, bassa, cavernosa. Entra, a passi lenti. Indossa una vestaglia da notte, chiusa fino allo sterno, e tende una mano verso di me, come per invitarmi ad alzarmi ‘vieni, cara’ Mi alzo in piedi a fatica, come una belva dubbiosa, impaurita. Le sue labbra rosse e carnose accennano un sorriso gentile, mentre quegli occhi grigi sembrano guardare attraverso la mia veste, e ...