L'amore e la violenza - prologo
Data: 22/07/2024,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: HegelStrikesBack, Fonte: Annunci69
Io me lo sentivo quella mattina. Lo sapevo benissimo cosa sarebbe successo anche se non sapevo ancora nulla.
Mi alzai presto, come tutte le mattine di primavera.
Amavo fare yoga sulla nostra terrazza che affacciava sull’ultimo piano di Corso dell’Indipendenza.
Fuori la città iniziava a impazzire, le macchine s’inseguivano come bisonti infuriati. Poi la colazione, un succo di frutta, una fetta di pane tostato con un velo di marmellata fatta in casa. La Betty me la serviva così, con amore, si prendeva cura di me. Mi vestii, una camicia di seta di Versace, un paio di jeans a vita alta e un paio di Superga bianche.
Mi pettinai, mi feci lo chignon. All’epoca portavo i capelli lunghissimi, biondi. Da dietro sembravo una ragazza, una di quelle stangone da pubblicità. Si ricorda il culo della pubblicità dell’intimo “Roberta”? Ecco. Dicevano che il mio culo era ancora più bello... chi? Tutti. Lui per primo.
Il citofono suonò alle 08:45 della mattina, rispose la Betty ovviamente. Feci un sospiro, era la Polizia.
Io me lo sentivo quella mattina.
Bernardo mi aveva lasciato con un bacio la notte precedente, sulla porta del nostro superattico. Si era infilato la pistola in tasca nella giacca di pelle, mi aveva stretto forte e come tutte le volte mi aveva detto che mi amava e che ci saremmo visti l’indomani a colazione.
Salii sull’auto in borghese nella più totale discrezione. Occhiali scuri e una spruzzata di Chanel n°5.
Mia madre lo diceva sempre: eleganti ...
... sempre, disperate mai.
Attraversammo tutta Notori nel più totale silenzio. I due poliziotti in borghese mi osservavano muti dallo specchietto retrovisore interno. Ad un semaforo rosso ci si accostò un ragazzo su di una moto da cross. Anche Bernardo ne aveva una, una Yamaha. A me facevano paura le motociclette, non le ho mai amate, ma lui voleva portarmi a tutti i costi a fare un giro al mare. “Ma col casco mi si rovineranno i capelli!” gli gridai nella speranza - vana - di farlo desistere.
Pensai a quella felicità incosciente sulla sella rossa di quella motocicletta col vento che mi scompigliava i connotati, a quella bottiglia di champagne in riva al mare, ai suoi jeans sporchi di sabbia, a quando facemmo l’amore in pineta.
Ci rincorremmo tra quelle frasche, l’odore della salsedine si mischiava a quello degli arbusti e al suo Davidoff Cool Water.
A me piaceva scappare da lui, tanto sapevo che mi prendeva, mi prendeva e mi baciava. Mi stringeva forte e mi spogliava piano, sentivo la sua barba pizzicarmi il collo, le sue mani infiltrarsi sotto la mia t-shirt bianca fino a lambire quegli shorts di jeans che tanto lo eccitavano. Con una spinta mi buttava giù su una montagnetta di sabbia e poi lo sentivo chinarsi su di me. Gli shorts scendevano, il mio culo era completamente esposto, già semidischiuso, che di traffico lì dietro ce n’era parecchio quella volta. Sputava sul buco, s’inumidiva la cappella e con un colpo secco entrava. Non gliene fregava niente se potessi sentire ...