1. Vita da trav. - matteo diventa lucilla - 4


    Data: 12/07/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: corsaro200, Fonte: Annunci69

    ... quando il pube di chi porta il cazzo sbatte contro le chiappe di chi ci mette il culo. Il mio uomo mi sta scopando e sono felicissima di prendere quel cazzo dentro il mio culo che se non è la fica, lo sta facendo godere come se lo fosse. Infatti, entrando e uscendo, schioccando e grugnendo come un maiale con la sua scrofa, sborra e mi sento riempire dal suo liquido.
    
    Dopo essere venuto rimane ancora dentro di me fino a che, il suo cazzo afflosciandosi esce da solo. Nello specchio i nostri sguardi non si sono mai persi, il suo sguardo di padrone è trionfante, il mio di schiava, felice di esserlo, è dolce e appagato.
    
    Continuando a guardarci nello specchio, seguo i suoi movimenti di avvicinamento al lavandino e mi si mette di lato. Il suo lombricone, morbido e ciccioso, penzola sopra la conca. Pensare che, entrandomi nelle viscere, mi ha fatto sentire femmina, merita una gratificazione, così apro il rubinetto, mi verso del sapone liquido sul palmo della mano e mi accingo a lavarlo, come nella funzione della “lavanda dei ...
    ... piedi” della Pasqua. Prima di iniziare il lavacro con acqua, guardo Pasquale con tutto l’amore che riesco a trasmettergli con lo sguardo. Lui mi ricambia in un modo altrettanto amorevole e con un gesto. Si passa la lingua sulle labbra e mi fa l’occhietto.
    
    E io troia innamorata pronta a tutto, mi inginocchio e, continuando a guardarci negli occhi, tramite lo specchio, gli lecco il cazzo, ripulendolo dagli umori suoi e dai miei non proprio profumati.
    
    L’idillio dura poco e, con una sculacciata, uscendo dal bagno, mi dice.
    
    - Brava la mia troia ora lavati che ti ho sverginata e perdi sangue.
    
    “Perdi sangue”, queste sono le parole di Pasquale, il sangue verginale. Sono felice, troppo felice. Il momento va immortalato, esco dal bagno per prendere il cellulare e vi ritorno. Scatto una serie di selfie al culo, inquadrando il rivolo di sangue che mi segna una gamba. Poi con un quadrotto di ovatta mi ripulisco e lo chiudo in un sacchetto di plastica trasparente, dove ancora oggi, dopo vent’anni circa, è conservato come una reliquia. 
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