Flux e Blade
Data: 09/07/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... improvvisamente, svenni. Troppo sangue perso…
Un indeterminato tempo dopo mi ripresi. La prima cosa che vidi fu Flux sopra di me. Vestita. Con il coltello in pugno. Puntato al mio mento. -Non una mossa o sei morto.-, disse. Ci credevo. -Perché dovrei aiutarti?-, chiese. Evidentemente non aveva dimenticato o sottovalutato la mia offerta. Scelsi le mie parole con attenzione. Per una volta. -Perché sono la tua migliore possibilità di fare a pezzi quei bastardi e perché lo S.H.I.E.L.D. paga bene chi li aiuta.-, dissi. Vidi il viso di Flux assumere un’espressione pensosa. Attesi. -Potrei comunque piantarti questo coltello nel cervello e andarmene.-, disse la giovane. -Se l’avessi voluto veramente l’avresti già fatto.-, dissi. -Magari volevo godermi la tua espressione mentre morivi.-, sibilò lei. La pressione si accentuò. Epidermidi lacerate, battiti cardiaci in aumento. Ero a pochi passi dalla fine. Dal nulla. -O magari sai quello che ho capito io.-, dissi. Lei inarcò un sopracciglio. Sorrisi. -Quelli come me e te hanno bisogno di qualcuno. Un rivale, un nemico, ma non uno qualsiasi. Un nemico talmente simile a loro, talmente determinato e deciso da divenire la loro ombra. Una necessità. Abbiamo bisogno di qualcuno che non sia l’amichetto ma il nemico, l’avversario e allo stesso tempo altro.-, dissi. Flux parve ponderare le mie parole. Per il tempo necessario, quantomeno. La mia mano destra scattò. Artigli in estensione. Trapassarono il braccio della nera come fosse stato ...
... burro. Lei urlò. Il coltello cadde. Mano sinistra in presa. Afferrai il coltello. Feci leva su Flux e cademmo sul pavimento. Ansimanti. Dolenti. Odori. Sangue, sudore, feromoni, i miei e i suoi. Rabbia e dolore. Ma anche altro. Qualcosa che non avrei mai creduto. Ci guardammo. Occhi negli occhi. I miei artigli piantati nel suo braccio e la sua mano sinistra che mi stringeva la gola. Il mio coltello era alla sua gola ma sapevo che lei avrebbe potuto franumarmi la trachea se fosse stata abbastanza forte. Parità. Lo scontro finiva in pari. Io lo sapevo e forse anche lei l’aveva capito. -E ora?-, chiesi. Indecisione. Forse aveva capito che non ci sarebbe stato un vincitore. Forse non voleva ce ne fosse uno e neppure io. Silenzio. Infine la sua mano cedette. Io lasciai a terra il coltello. Non ritrassi gli artigli. Non ancora. -Ora cosa? Abbiamo fatto tutto questo casino per che cosa?-, chiese. Io sorrisi. -Ne valeva la pena per averti così vicina.-, sussurrai. Ecco che mi mettevo a fare il galante. Flux mi guardò con rabbia ed esasperazione. -Sei un idiota.-, disse. -E tu una grandissima stronza.-, sibilai io. Sguardi, ancora. Odori. Anime e intenti in comunicazione a livello basilare. La baciai. Stavolta non si oppose, anzi, la sua lingua prese a esplorare la mia bocca. Ci staccammo. -Puttana.-, dissi. Non annoiato, solo divertito. -Stronzo.-, rispose lei. Altro bacio. Stavolta le mani, mie e sue si diedero da fare. Ritrassi gli artigli. Per quel giorno bastava. Lingue in lotta. Le ...