1. Flux e Blade


    Data: 09/07/2024, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... -Abbiamo un conto in sospeso.-, disse lei. -Già. Ce l’abbiamo.-, dissi io. Inutile tergiversare. Lei era lì per quello ed io francamente ero stufo di aspettare ancora. Quella caccia si sarebbe chiusa. Oggi.
    
    -Mi sono chiesta perché, sai? Perché hai continuato a interferire e finalmente l’ho capito.-, la voce di Flux attraversava la distanza tra me e lei. Il mio appartamento in disordine sarebbe stato il teatro dell’ultimo scontro. -Interferivi perché ti avevo umiliato una volta. Lasciato pesto e sanguinante a terra. Ora siamo pari. E a me non piacciono i pareggi.-, disse lei. Io captai le sue parole. Odori diversi mi giunsero. Le uova, l’odore ferino e sottile della ferocia, l’odore tipico del mio appartamento e dello smog. Un vicino doveva star fumando parecchio o forse era qualcos’altro. Tutto si appiattiva. Nulla aveva importanza. Salvo il presente.
    
    -Sto pensando che se sei qui é perché allora ce l’ho fatta.-, dissi, con studiata lentezza. Flux digrignò i denti. Assunse una posizione di guardia. -Scegli le tue ultime parole con attenzione,-, mi avvisò, -Saranno le ultime che dirai.-. Sorrisi. Mai stato bravo a scegliere le mie parole. Soprattuto con chi mi minaccia. -Sai, ho un debole per quelle che mi minacciano.-. Ebbi a malapena il tempo di concludere la frase che Flux annullò la distanza tra noi e colpì. Calciò all’inguine ma non mi trovò: mi ero già spostato. Atemì alla tempia. Lei parò. Evitai la presa. Jab destro. Con soddisfazione lo sentì impattare sul suo ...
    ... zigomo sinistro. La soddisfazione divenne un vento rosso di dolore quando il suo ginocchio destro mi centrò i testicoli. Ringhiai. Avrei voluto sguainare gli artigli. Ma no. Non subito. Vincere così non serviva a nulla. Volevo vincere per i miei meriti di uomo, non per quelli dell’animale che sembravo. La distrazione mi costò un pugno al petto. Poco o nessun dolore. Il braccio di lei divenne acqua, sfuggendo alla mia presa. Lei mi tirò un secondo pugno. Stavolta riuscì a metterla in leva. Si liberò liquefacendo il braccio ma non riuscì a evitare il calcio basso alla caviglia. Le afferrai i capelli, lunghi. Lei urlò, dolore e rabbia collusi. -Figlio di puttana!-, esclamò. -Troia!-, ringhiai io. Pugno in pancia. Dolore. Lasciai la presa. Caddi all’indietro e rirpresi la posizione di guardia. Ero vicino all’angolo cucina. Lanciai il coltello più vicino a me. Come previsto, lei si liquefece. E mi arrivò addosso. Ma la mia ritirata era stata ragionevole e calcolata: mi aveva portato accanto all’armadietto in cui tenevo le fiale di siero annullante. Quando Flux si ricompose dietro di me, pronta a spezzarmi l’osso del collo, le piantai una delle fiale in una gamba. Non pago, sferrai una testata all’indietro. Crack! Ancora il suo naso che si rompeva. Un peccato, essendo così bello il suo viso. Mi librerai dalla presa, afferrai la padella vuota e le tirai un fendente con quella. Bloccò. Me la strappò via. Mi centrò con un fendente. Stelle, dolore. Ma anche furia. Se avessi sguainato gli ...
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