Flux e Blade
Data: 09/07/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... il sesso. Non che le mancassero i pretendenti ma non intendeva concedersi al primo che passava. Anche prima di divenire Flux, aveva sempre avuto un certo criterio nello scegliersi i compagni di letto.
Prima di essere Flux lei si chiamava Neela Mourne. Era figlia di un padre domenicano e madre indù. Il risultato di tale incrocio era stato un mix di razze dalla bellezza eccezionale: capelli neri lunghi fini, occhi neri ma con una screziatura particolare che stupiva chiunque vi posasse lo sguardo, viso cesellato dai tratti lievi ma dal bellissimo aspetto. Un seno florido che sfidava la gravità e un colorito scuro, più di quanto normalmente avrebbe dovuto essere. Ma, e quello era il problema, poi si era manifestata la sua mutazione. Era successo a sedici anni. Per allora, suo padre era morto e sua madre… beh, tirava avanti nei modi peggiori. Neela frequentava la scuola, le organizzazioni ecclesiastiche e talvolta anche la gente che non avrebbe dovuto conoscere. Il risultato fu che, quando assunse una droga particolare descritta da un suo amico come “il top”, il suo corpo reagì. Il suo braccio destro divenne acqua pura. Eppure l’arto c’era ancora. Lo sentiva presente. Si sforzò e, dopo qualche minuto tornò normale. Il resto lo scoprì dopo: un bruto le tirò un pugno, un giorno. Dopo qualche ora era passato, come se niente fosse stato. Fu allora che comprese. Fanculo le droghe e quella vita dappoco. Lei voleva di meglio. Lo esigeva. Commise il primo omicidio due anni dopo. ...
... Per allora aveva imparato a usare quei poteri. Poteva divenire acqua completamente, o solo parzialmente. Era fantastico e, qua e là aveva imparato qualche trucco. Vivere in quell’ambiente particolare che era Hell’s Kitchen forgiava la gente in modo da renderla spietata. O la spezzava per sempre. Neela faceva parte della prima categoria. Entrò nella villa del riccone che doveva uccidere trasformandosi in acqua e gli piantò un punteruolo in petto.
Da lì le cose furono più semplici: teppisti uccisi, pusher rivali di altri pusher morti, cose così. Tutte morti perfette, senza impronte digitali. La polizia non sapeva che pesci pigliare e lei se la cavava praticamente sempre. Perfetto. Ormai aveva venticinque anni e quella vita si prospettava ancora come la migliore alternativa. Allora perché si sentiva improvvisamente come se qualcosa non andasse? Ignorò la cosa, sgranocchiò qualcosa e andò a letto.
Il giorno dopo si svegliò presto. Esercizi, pilates, cose così. E ancora la sensazione di inadeguatezza che la coglieva all’improvviso. Ancora. Espirò, cercando di calmarsi e fece una corsetta mattutina di quasi due chilometri. Al ritorno a casa, tutto uguale. La sensazione non spariva. Altra doccia. Cibo. Pranzo fuori. Incontro di lavoro. Tuttto normale. E niente in ordine.
Neela non si faceva illusioni. Il lavoro era lavoro. E quel lavoro era semplice: uccidere un poliziotto che aveva ucciso il figlio di un boss. Roba normale. S’intrudusse nella casa passando sotto la porta. ...