1. Sguardi


    Data: 17/05/2024, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    Sguardi. Basta così poco. Ci avete mai pensato? Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, e questo vien detto da tempo immemore, sicuramente sono anche il solo modo in cui l’anima può conoscere il mondo. Sguardi. Possono comunicare così tanto, in così poco. Possono esprimere odio, risolutezza, severità, approvazione, dubbi, felicità, dolore, gioia, preoccupazione, quiete e desiderio. Sguardi…
    
    Con lo sguardo vediamo, conosciamo, valutiamo, osserviamo, impariamo. E con lo sguardo, godiamo. Andare per le strade e vedere una ragazza, vestita il giusto, anzi, a margine del giusto visto il tempo torrido estivo. Dedicarle uno sguardo, apprezzare quelle forme, bramarle, non riuscire a parlare e dunque ritornare nell’ombra, non prima di aver accarezzato con gli occhi sifatta beltà. Passano i giorni. E gli sguardi s’incontrano. Si trovano. Caso? Predestinazione? Fato? Chissà. Chi vuole sapere? Alla fine non conta davvero. I miei occhi e i suoi. Stupore, domande. Ostilità? E qui gli sguardi sono uno sprone. A parlare. A dare voce a qualcosa, prima che l’anima dietro lo sguardo s’indurisca. Prima che ogni porta al dialogo sia definitivamente e quasi irrimediabilmente chiusa. Quindi, oltre agli sguardi parole. Di solito banali, di solito scontate. Non qui. Oggi sono pesanti. Appesantite dal timore. Dall’irragionevole terrore che ci sia un no, da quel dubbio che si annida nel cuore di ogni uomo, finanche dei più coraggiosi, finanche dei vari, sopravvalutati Alpha. E parole sono! Parole ...
    ... dette con… cosa? Speranza? Timore? Brama? Dio, sarebbe tutto più semplice se si tornasse a quando l’uomo viveva in base a imperativi biologici. Mangiare, cacciare, riprodursi… Una vita sana. Forse più sana di questa dove cose come l’ideale, l’aspettativa, l’ossidata, oltraggiata Areté, la Qualità definita da noi, dal soggetto pensante, ormai intacca la semplicità dell’esistere. Ma le parole sgorgano. Consce, pesanti, pesate. E gli occhi non si staccano. E nei suoi occhi ora c’é qualcosa. Brama? Curiosità? Ricambia? Non lo so. Non lo posso sapere. Posso solo dirle che voglio rivederla. Che la nostra chiaccherata durata minuti sentiti come giorni é di fatto tutto ciò che mi ha fatto sentire vivo, oggi. E lei annuisce. E in quell’annuire i suoi occhi sorridono. Sorrido anche io.
    
    Il bar é l’ennesimo bar. Tutti diversi. E tutti uguali. Ma lei no. Lei é diversa da tutte e uguale a nessuna. E io, come un pollo, continuo a guardare gli occhi, il viso, le mani. Cerco segnali, tracce. Lei sa che io cerco, io so che lei sa, lei sa che io so. Partita a poker a carte scoperte. Nessun bluff. Non dopo il secondo incontro. Non dopo la cena pagata da me. Non dopo le parole. Certamente, non dopo lo sguardo di lei che si pianta nei miei occhi. Lancia di desiderio, scagliata nell’abisso della brama altrui. La sua mano destra gioca coi capelli. Traccia. Segnale. Chiaro. Attendo. Bevo. Il caffé mi brucia la lingua. Mentalmente strepito. Appoggio la tazza. La guardo. Attendo. Parole. Mie e sue. ...
«1234»