Lezioni: la troia va formata 1
Data: 11/05/2024,
Categorie:
Trans
Autore: paolo2011, Fonte: Annunci69
... mia gamba, ogni tanto bacia, ogni tanto lecca i peli dei miei polpacci, poi delle cosce; gira intorno alla gamba come una lucertola sul ramo ma si ferma vicino allo scroto, gli occhi vitrei, speranzosi, supplicanti, le mani dietro la schiena, le dita saldamente strette tra lor, prigioniero della propria lussuria, schiavo della propria libidine. Lo sa che non può succhiarmi il cazzo, attende ordini!
Dopo alcune scopate gentili a casa mia, quelle dove ci si struscia e ci si bacia persino, gli diedi appuntamento una sera in sauna; credo che sia più umiliante, ad un certo punto, per una femminuccia essere scopata davanti a tutti, dare spettacolo grugnendo e strillando come una scrofa in calore mentre una decina di maschi maturi, con i loro membri in mano, si segano guardandoti. Non se ne deve fare un problema di dimensioni o di consistenza, il cazzo è cazzo e la brava femminuccia sa che deve succhiare e leccare qualsiasi nerbo gli si presenti davanti alle labbra, sa che deve prendere nel culo qualsiasi cazzo, anche quelli morbidi e poco turgidi, quelli piccoli e quelli enormi.
Ricordo che era nudo, in uno dei corridoi dei labirinti, l’asciugamano posato sulla spalla e il collare da cagna, quello rosa che gli avevo detto di indossare. La scritta bianca coi brillantini diceva: “troia”, così semplicemente “troia”, come era normale che fosse. Si nascondeva nella penombra e guardava nervosamente gli uomini che gli passavano di fianco; alcuni lo tastavano, altri lo sfioravano ...
... solo, un tizio gli strinse il capezzolo con forza facendolo gemere. “Brava troia, ti scopo qui in corridoio?” gli disse spingendolo con la schiena contro la parete di cartongesso che delimita le stanzette del labirinto.
Fu allora che mi feci avanti, gentilmente feci pressione sulla spalla della bestia e lo spinsi di lato: “La puttana è con me! Lascia stare, ti potrai divertire più tardi” dissi. Così dicevo mentre afferravo il polso esile di Marco e lo trascinavo verso la sala grande, quella con il grande letto matrimoniale nel mezzo, quella che tutti chiamavano lo “scannatoio”. Sdraiarsi lì equivaleva a offrire la propria figa a chiunque, proprio a chiunque: belli e brutti, grassi e magri, vecchi e meno vecchi!
La solita penombra e l’odore misto di disinfettante, di piscio e di sborra; Marco si appoggiò al muro e si lasciò mandare mollemente accucciato ai miei piedi, quasi seduto sulle proprie gambe, le mani dietro la schiena e la bocca aperta, la lingua penzolante con un filo di saliva che formava una goccia schiumosa e luccicante.
L’avevo addestrato bene, una succhiacazzi perfetta, intensa e delicata, profonda e leggera, lavorava l’asta del cazzo con impegno e dedizione, leccava proprio come fosse un gelato e poi ingoiava la cappella spingendosi fino alla base del membro. Come facesse ancora non l’ho capito, si soffocava ma non aveva nessun urto di vomito, emetteva dei rantoli sordi ma nessun conato…quello che preferivo però era quando si chinava girando la testa e ...