1. Maya e Alex 2 - pt.1/2


    Data: 31/08/2018, Categorie: Etero Autore: AleSte9, Fonte: EroticiRacconti

    ... che io e Maya abitiamo a 5 minuti a piedi da lì.
    
    Quel locale è un must dopo i nostri ritrovi, una sorta di pub con musica, con luci e strobo che si attivano dopo una certa ora trasformandolo in una sorta di discoteca con una piccola pista; insomma un modo come un altro per bere e divertirsi.
    
    Durante il primo giro di cocktail alcuni di noi si alzano, io e Maya compresi, per raggiungere la pista e ballare sulle note della canzone "Club Can't Handle Me" di Flo Rida e David Guetta.
    
    Finita la canzone mi offro di andare al bancone e prendere da bere per tutti, accompagnato dalla mia ragazza e proprio vicino a me si avvicina un ragazzo, poco più basso di me, forse sul metro e ottanta, spalle larghe e un viso dai lineamenti delicati, senza barba e dai capelli neri. Mi guarda e continua a sorridermi, io distolgo lo sguardo per un attimo per cercare il barista e ordinare, ma appena volgo nuovamente gli occhi in direzione del ragazzo lui è quasi attaccato a me. Di primo acchito mi sembra di conoscerlo, ma nella mia testa vedo solo uno sconosciuto. Ammetto che è proprio un bel ragazzo, un sorriso smagliante che viene nascosto quando fa rientrare le labbra, come a voler trattenere una risata.
    
    A: «Scusa… posso aiutarti?»
    
    ?: «Non mi riconosci, eh?»
    
    Il mio sguardo si assottiglia come a voler associare quel volto ad un nome e dei ricordi. Scuoto appena la testa, perché non riesco a ricordarmi.
    
    ?: «Certo come potresti? Sono passati anni dal terzo liceo e a quel tempo ero ...
    ... più basso e… lo ammetto più chiatto.»
    
    Come un fulmine che ti colpisce in pieno mi si accende la lampadina. Sgrano gli occhi e spalanco la bocca.
    
    A: «Samuele??!!»
    
    S: «Oh allora ti ricordi»
    
    Samuele, da quanto tempo non lo vedevo. Uno dei miei migliori amici del liceo, ne combinavamo di ogni quando eravamo più ragazzini, ma poi si è dovuto trasferire perché i genitori avevano cambiato lavoro e quindi avevano dovuto cambiare città.
    
    A: «Cazzo, Samuele è da una vita che non ti vedo.»
    
    Forse ci misi un po' troppo entusiasmo nel salutarlo, ma era una felicità che non immaginavo nemmeno di poter provare, la sensazione fu come quella di riabbracciare un amico partito per la guerra, senza mezzi termini.
    
    A: «Porca vacca! Quanto è passato? Ti trovo... Splendidamente!»
    
    Se non fosse stato per tutte quelle luci proiettate all'interno del locale probabilmente avrei potuto vedere il viso di Samuele arrossarsi, ma mi accontentai di quella mezza smorfia che fa chiunque non appena riceve un complimento. Il mio vecchio amico indossa una camicia bianca con i primi tre bottoni slacciati, dal quale si intravede un tatuaggio alla base del collo che sembra una collana, uno di quei tatuaggi polinesiani, o tailandesi, non ricordo. Le maniche della camicia sono tirate su fino a metà avambraccio mostrando, anche lì, dei tatuaggi tribali. I pantaloni di jeans leggermente attillati e tenuti su da una cintura semplice e ai piedi dei mocassini neri, non di certo adatti per ballare, ma di ...