1. A me mi piace


    Data: 16/03/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... trascinarlo in quelle discussioni paradossali, nelle quali immancabilmente Emanuele si lasciava coinvolgere.
    
    “Hai mai toccato un cazzo?”, gli chiese d’un tratto Lorenzo.
    
    “Cosa?”, fece Emanuele distolto da qualche suo pensiero.
    
    “Ti ho chiesto se hai mai toccato un cazzo.”, ripeté Lorenzo.
    
    “Beh, certo: devo pur tirarlo fuori, quando vado a pisciare!”
    
    “Ma no, dai! Intendevo il cazzo di un altro.”
    
    “E perché dovrei toccare il cazzo di un altro?”
    
    Stavolta Emanuele aveva fiutato la trappola e stava studiando il modo per evitarla.
    
    “Dicevo per dire…”, retrocesse Lorenzo.
    
    “E tu hai mai toccato una figa?”, passò all’attacco Emanuele.
    
    “E perché mai dovrei toccare una figa?”, esclamò Lorenzo scandalizzato.
    
    “Per vedere l’effetto che fa…”, ghignò Emanuele.
    
    “Ne faccio volentieri a meno.”, ridacchiò Lorenzo.
    
    “Lo vedi?”
    
    “Ma scusa, vuoi mettere il cazzo con la figa?”
    
    “Dove sta la differenza?”
    
    “Dove sta la differenza?!? Dove sta la differenza?!? – si infervorò Lorenzo – Vorrai scherzare, spero. In primis, il cazzo lo vedi, lo tocchi e te lo spupazzi come meglio credi; in secundis, la figa ’ndo’ sta? C’è sto buco piatto e è tutto lì.”
    
    “E le tette dove le metti?”, tentò un affondo Emanuele.
    
    “Che c’entrano le tette? – parò il colpo Lorenzo – stiamo parlando di altro, che se prendiamo la figura intera di un uomo, devi farne di strada, caro mio!”
    
    “Ok, ok, - si arrese Emanuele, ridendo – con te è impossibile discutere.”
    
    “Impossibile ...
    ... discutere? – ribatté l’amico – Sei tu che ti ostini a sostenere cause...”
    
    “Cause?”
    
    “Come minimo illogiche.”
    
    “Ma da dov’è che siamo partiti?”
    
    “Dal fatto che a me mi piace il cazzo, ma non lo posso dire.”
    
    “No, è grammaticalmente scorretto, infatti.”
    
    “E se dicessi: mi piacerebbe toccarti il cazzo?”
    
    “Sarebbe corretto, ma non lo potresti dire lo stesso.”
    
    “Perché?”
    
    “Perché io non te lo lascio toccare.”
    
    “Tanto, lo so come ce l’hai. Te l’ho visto, una volta.”
    
    “Non dire sciocchezze.”, tagliò corto Emanuele.
    
    “Ti ho visto che ti stavi facendo una sega…”
    
    Emanuele avvampò. Non che non si facesse le seghe: chi non se le fa a vent’anni? ma per l’imbarazzo di essere stato visto in un momento così intimo.
    
    “Non dire cazzate!...”
    
    “Perché te la prendi? – disse Lorenzo con tono conciliante – Non è mica un delitto farsi le seghe: certe volte me ne faccio anche tre al giorno.”
    
    “Sei un porco.”, disse Emanuele rasserenato.
    
    Lorenzo fece spallucce.
    
    “E quando sarebbe successo?”, riprese Emanuele.
    
    “Lascia perdere…”
    
    “No, adesso me lo dici!”, si impuntò l’altro.
    
    “Ma sarà stato un paio di anni fa. Ero venuto a trovarti e tua madre mi disse che eri in camera e mi fece salire direttamente. Io venni su, c’era la porta solo accostata, io la spinsi per aprire e ti vidi sul letto con una rivista, che te lo stavi menando… Eri mezzo di spalle, ma l’uccello si vedeva … allora, ho richiuso la porta, ho pestato un po’ i piedi e poi ho bussato.”
    
    “E’ stato quella ...
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