Il prezzo della sottomissione (parte 3)
Data: 11/03/2024,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Kugher, Fonte: EroticiRacconti
In quei tre giorni i coniugi erano eccitati per l’attesa dell’evento ma non fecero sesso tra loro, più concentrati sulla nuova avventura che sulla coppia.
Simona si presentò a casa di Niccolò con circa 10 minuti di anticipo.
Era eccitata, erano eccitati, sia lei sia suo marito che aveva assistito alla preparazione e si era eccitato all’idea che lei andasse a consegnarsi ad altro uomo. Gli piaceva aiutarla a prepararsi e immaginare l’uso che il Padrone avrebbe potuto farne.
Giorgio la osservò infilarsi le mutandine e le autoreggenti. Vide che non mise il reggiseno anche perché il seno sodo non aveva bisogno di quell’indumento. Provò una reazione quando attraverso il vestito aderente individuò i capezzoli della moglie.
Erano entrambi troppo presi dalla preparazione e dall’eccitazione che provavano per rendersi conto che ciascuno provava piacere per sé e non per complicità. Era come se fossero due desideri autonomi nati nella stessa stanza.
Il viaggio era iniziato, quel viaggio che li avrebbe portati all’incidente che, un giorno, Giorgio avrebbe raccontato al suo amico, trovato per caso al bar, dopo che sua moglie si era allontanata.
Simona suonò al citofono di Niccolò, ma nessuno le aprì, lasciandola in strada.
Quell’uomo aveva il potere di farla incazzare, quello stesso potere che la teneva ad un guinzaglio che già si sentiva addosso. Non avrebbe mai pensato di provare quella strana sensazione nel non vedersi sempre accontentata dall’uomo ma, anzi, ...
... tenuta a distanza, una distanza che si sarebbe accorciata non per scelta sua, ma altrui.
Cominciava ad “annusare” il dominio, l’appartenenza.
La perdita del controllo che passava ad altri era fonte di formicolio alla bocca dello stomaco che, pur ivi persistendo, scendeva tra le cosce e le faceva bagnare le mutandine.
Non stava pensando a suo marito.
Suo marito pensava a lei ma solo per eccitare sé stesso.
Niente, quella maledetta porta non si apriva, nemmeno dopo l’orario concordato, anzi, l’orario comunicatole unitamente all’ordine di presentarsi.
Era tentata di andarsene ma era più forte il desiderio di restare.
Le aprì 10 minuti dopo l’orario. Non seppe mai se già aveva deciso di aprirle in ritardo oppure se il tempo di 10 minuti coincidesse col suo anticipo, come per punirla di non essere stata puntuale.
Il pensiero della punizione la scosse.
Non gli disse nulla per il ritardo nell’apertura, benchè per lei, tempo addietro, sarebbe stato inconcepibile che qualcuno, sapendola in attesa, la lasciasse fuori dalla porta, addirittura in strada, imbarazzata per gli sguardi di chi, passando per la seconda volta qualche minuto dopo, ancora la vedeva lì in attesa.
Niccolò la osservò come si potrebbe guardare una bella macchina, un bel quadro.
D’altro canto lei aveva staccato il corpo dall’anima, per cercare la soddisfazione fisica del primo, parimenti lui la vedeva come corpo essendosi lei presentata in quel modo.
“Andiamo a cena fuori. Voglio essere ...