Senza casa
Data: 03/02/2024,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Foro_Romano, Fonte: Annunci69
Avviso i miei amati lettori, inguaribili segaioli, che questo racconto non contiene una ma più avventure. Pertanto, cercate di non venite subito alla prima ma continuate a leggere, almeno fin che potete resistere.
Mia madre è morta quando ero piccolo e mio padre, anni dopo, si è risposato con una di bell’aspetto ma profondamente falsa e cattiva, specialmente nei miei confronti. Così, sparlando con le sue amiche, venne a sapere che a me piacevano gli uomini e che dovevano stare tutte in guardia per evitare che coinvolgessi i loro mariti.
Io avevo solo 15 anni e che mi piacevano gli uomini era vero, ma non avevo mai fatto sesso con nessuno, nemmeno coi miei amichetti. Anzi, cercavo di tenere nascosto questo che doveva essere un mio segreto ma molti lo avevano capito lo stesso e avevano fatto girare la voce.
Naturalmente lei lo disse subito a mio padre che, un giorno, mi prese da parte e mi chiese se era vero. Lo confesso solo a voi, ma anche mio padre era tra le mie fantasie. Comunque volli essere sincero con lui e speravo nella sua comprensione. Invece, istigato dalla cara mogliettina, risolse di cacciarmi da casa perché ero il disonore della famiglia.
La mia delusione fu tanta e mi ritrovai, da un giorno all’altro, in mezzo ad una strada. Oggi so che avrei potuto denunciarlo per abbandono di minore ma allora mi sentii in colpa. Pensavo di essere un disgraziato e mi meritavo quella condanna. Era inverno e non sapevo dove andare. Mi accucciai nell’anfratto di ...
... un muro lungo una strada e cominciai a piangere, sentendomi completamente perso e senza alcun futuro. Tutto per colpa di una sessualità che sentivo forse dalla nascita e che, fino ad allora, non avevo neppure goduto. Volevo morire. Mi si avvicinò un signore distinto, sulla sessantina.
“Che fai qui ragazzino. Ti prenderai una polmonite. Vai a casa”.
“Non ho una casa” gli dissi tra le lacrime.
“Come non hai una casa? Sei scappato?”.
“No, non ce l’ho e basta”. Non volevo raccontargli i fatti miei, anche perché me ne vergognavo. Capì che non era il caso di approfondire.
“Va bene, allora per questa notte vieni a casa mia. Così starai al caldo. Poi, domani, vedremo”.
Lo guardai sentendo di non meritare quel gesto di carità e cercai di rifiutare, ma senza troppa convinzione, tanto che, alla fine, accettai e salii nella sua auto. Aveva una casa bellissima. Era un villino elegante e molto ben curato. Aveva alcuni mobili antichi e si capiva che era una persona agiata. Si presentò. Si chiamava Pasquale ed era scapolo ed avrebbe voluto tanto avere dei bambini ma la vita non gliene aveva dati. Mi chiese quanti anni avevo.
“Mi chiamo Walter ed ho 18 anni”. Mentii spudoratamente sull’età, anche perché ho sempre dimostrato meno anni di quelli che ho. Ci credette o fece finta di crederci.
Fu molto gentile nei miei confronti ed era contento perché, mi disse, almeno quella sera avrebbe avuto compagnia, avrebbe potuto parlare con qualcuno. Preparò una cena deliziosa, ...