Hayashi
Data: 01/02/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Akai, Fonte: RaccontiMilu
... scendere, sembrava più pesante, si poggiava molto di più su di lui mentre le gambe le si muovevano con poca coordinazione. Passarono il cancello, arrivarono all’uscio dopo il breve vialetto. Aprì e si diresse alla luce lampeggiante dell’antifurto ed inserì tutte le cifre scandendole per quanto la bocca impastata dall’alcool le permetteva, senza curasi affatto che lui fosse ancora lì, probabilmente non si era neanche accora di averle dette a voce alta. ‘Grazie” gli disse mentre era ancora con la faccia rivolta verso il muro al quale si stava poggiando ‘Ce la fai ad andare a letto?’ lasciando la parete e ruotando su sé stessa ‘S” e l’afferrò appena in tempo prima che cadesse definitivamente a terra. Le cedettero le ginocchia e l’accompagno a terra per far terminare il riso isterico che le usciva senza riuscire a controllarlo. Aspettò con calma che si riprendesse un poco, era una figura davvero triste. Una donna così bella ridotta in quello stato, gli dispiaceva immensamente per lei, la ricordava fiera e simpatica per quelle poche volte che l’aveva incontrata, ora invece sembrava di non riconoscerla più. Si calmò rimanendo in silenzio inginocchiata a terra. Avrebbe potuto dormire a terra se l’avesse lasciata lì. Piegandosi su di lei e facendole passare un braccio dietro il collo la alzò quasi di peso per rimetterla in piedi, le cinse la vita ed iniziò a camminare piano, rispettando i suoi tempi. ‘La camera è di sopra?’ ‘Sì” gli disse con voce nasale, si girò a guardarla. ...
... Stava piangendo, sommessamente e senza farsi sentire, ma le lacrime scendevano copiose sulle guance portandosi dietro il trucco pesante. Lentamente arrivarono davanti al letto e con cura la fece sedere, quando la lasciò cadde su un fianco con la testa sul cuscino, le alzò le gambe che erano diventate più malleabili e la fece stendere. Sembrava una bambina indifesa all’ora della nanna completamente vinta dal sonno, teneva gli occhi aperti solo per brevi istanti. Le tolse le scarpe e gliele poggiò ai piedi del letto e poi se ne andò spegnendosi la luce alle spalle ‘Scusa” Gli parve di sentire mentre scendeva le scale. Chissà se lo avesse detto a lui o a chiunque l’abbia fatta arrivare a quel punto, o forse non lo aveva neanche detto e gli era solo parso di sentire quella parola. Riattivò l’allarme ed uscì. Il cellulare squillava, un numero che non conosceva sul display rendeva alta la possibilità che fosse un qualche call center ed il sabato mattina non ne aveva proprio voglia, con un tono arrabbiato rispose ‘Pronto.’ un istante di indecisione dall’altra parte ‘Ciao Marco’ Sono Silvana, la mamma di Claudio” fin dalla prima parola aveva riconosciuto quella voce che aveva decisamente acquistato brillantezza senza tutto l’alcool in corpo della notte precedente ‘Buon giorno’ Come hai avuto il mio numero?’ Chissà perché lo avesse chiesto, era una domanda sciocca e di certo non aiutava la poveretta dall’altra parte che sentiva in difficoltà ‘Tua madre’ Avevo ancora il vostro numero di ...