La gabbia
Data: 22/08/2018,
Categorie:
Etero
Autore: MadidaCalla, Fonte: Annunci69
Ti vedo entrare nella stanza in penombra, tieni per mano una ragazza nuda, scalza, un collare al collo. Sono accoccolata sui cuscini da ore, ormai, pensavo non arrivassi più. La gabbia, intorno a me, ampia a sufficienza da farmi dimenticare dei suoi confini, a tratti.
Ti voglio, so che non ti avrò. Me l'hai detto, che non ti avrò, me l'hai detto che non merito di averti nè, tantomeno, di godere.
Lei è molto bella, morbida, le tette rotonde e un po' cadenti, i capezzoli già duri. Il pelo, curato, a nascondere il taglio della figa. La mia bocca si riempie di saliva, solo all'idea di infilarle dentro la lingua, di sentirne il sapore, il profumo. Non mi aspettavo una ragazza, mi aspettavo un uomo. Me lo avevi detto, quale sarebbe stata la mia punizione: guardarti, senza averti, carne calda e pronta di un estraneo, invece del metallo e del silicone di plug e dildo. Non volevo un altro uomo, ad aprirmi i buchi. Volevo te. E mi hai portato una ragazza. Perchè sai che mi eccita di più, perchè sai che così sarà quasi impossibile non godere, non averti tra di noi, su di noi. Lo sai. E hai deciso di torturarmi, per punirmi.
La fai entrare nella gabbia, sei così premuroso. Poi, agganci il suo collare alla catena lunga, ancorata a terra.
"Lei non è autorizzata a parlare, tu nemmeno", mi dici "lei è il mio oggetto, è lo strumento che userò su di te, lei farà solo quello che io le ordinerò di fare".
Ed esci dalla gabbia. Mi metto in ginocchio sui cuscini, busto eretto, ...
... culo appoggiato ai talloni, gambe leggermente divaricate. Ho la figa che già freme, bagnata. La guardo. Mi aumenta ancora di più la salivazione, a vederla lì legata, a sapere che tra poco le sarò addosso, mi sarà dentro. Ti sei seduto sulla poltrona grande, quella più vicina alla gabbia. Lo so che vuoi vedere tutto, da vicino, che vuoi sentire il nostro odore diventare più forte, vuoi sentire il suono delle nostre bocche, dei nostri corpi che si uniscono, dei nostri umori. Lo so che vuoi tutto, lo vuoi come lo voglio io, ti fa diventare duro il cazzo, come il marmo, esattamente come a me diventa fradicia la figa, e aperta, e il culo bramoso.
"L'unica persona alla quale mi rivolgerò sarà lei", mi dici "e pretendo che tu capisca da sola cosa fare. Sei una cagna vogliosa, non ho nemmeno bisogno di vederla, la tua figa, per sapere quanto sia grondante. Immagino quindi che starai attenta, e capirai cosa fare a seconda di come istruirò lei. Non farmelo ripetere. Non sbagliare. Annuisci, se hai capito".
Annuisco, docile, impaurita, impaziente.
"Stendila e aprile bene le gambe. Bene, la voglia esposta. Alzale le braccia e falle mettere le mani dietro la testa. Se le abbasserà, dalle uno schiaffo".
Ecco. Hai subito messo in chiaro le cose. Uno schiaffo come punizione, tu non l'hai mai fatto, non lo tollererei. Non da te. Da lei, mi verrebbe voglia di ridarglielo, più forte. Già hai imposto il limite dell'ubbidienza, già lo hai marcato pesantemente.
Lei mi accompagna con ...