1. Il tormento di un padre (finalmente in culo)


    Data: 10/01/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    ... …”. Risposi imbarazzato. “Mi chiamo Maurizio …”.
    
    Mi pentii subito di avergli detto la verità. “Ascolta … Che t’importa come mi chiamo?” Tagliai corto mostrandogli i soliti cinquanta euro sulla patta gonfia dei calzoni. “Puoi venire? Sei libero?”
    
    Lui si passò la lingua sopra al labbro superiore. “Per te sempre”. Rispose.
    
    E montò sulla vettura.
    
    Mi diressi verso la periferia.
    
    Per tutto il tragitto Iryl cicalò in modo insopportabile. “Che-bello-che-sei-tornato, mi-era-piaciuto-tanto-il-tuo-cazzone, non-vedo-l’-ora-di-riassaggiarlo”. E, mentre mi blandiva,la puttana mi slacciava la zip dei pantaloni e mi accarezzava la minchia sopra alle mutande.
    
    Ero in procinto di esplodere. Mi godevo quella masturbazione superficiale e pensavo al culo liscio di mio figlio.
    
    Imboccai una strada di campagna e guidai fino al punto in cui non mi sembrò di essermi lasciato il resto del mondo alle spalle.
    
    Sentivo il fiato corto della troia sul collo, le labbra che mi baciavano la guancia e la lingua che scivolava sopra al lobo dell’orecchio.
    
    Quando riuscii a fermarmi mi avventai sul ragazzo e gli strappai di dosso i vestiti.
    
    Lo costrinsi ad allargare le gambe sopra al cruscotto e cominciai a tormentargli lo sfintere mentre gli infilavo la lingua così in fondo alla gola che riuscivo ad accarezzargli le tonsille.
    
    La zoccola era completamente in estasi, lasciava che affondassi le dita dentro alle sue viscere e si faceva graffiare il viso dalla barba che quella mattina non ...
    ... avevo fatto in tempo a radere.
    
    Non ero abituato a quell’intimità carbonara ma fu lui a guidarmi.
    
    Reclinò il sedile del passeggero e mi attirò sopra di sé, accogliendo il peso del mio corpo tra le sue cosce.
    
    Cominciò quindi a spogliarmi con la foga di chi ha bisogno di sentire il contatto della pelle nuda.
    
    “Ho pensato a te tutta la notte”. Sussurrò mentre mi mordeva le labbra. “Avevo paura che non saresti più tornato”.
    
    Lo guardai stupito e, allo stesso tempo, compiaciuto.
    
    I suoi occhi erano verdi come l’aurora dei cieli del nord e le labbra turgide e rosse come il succo delle ciliegie d’estate.
    
    “Ti prego fottimi”. Mi supplicò ansimando. “Dimmi quanto mi desideri … Dimmi che ti senti fortunato ad avermi … Dimmelo.”.
    
    “Si … Si”. Gli feci eco per accontentarlo. “Ti desidero. Ti desidero tanto …”
    
    E intanto tenevo gli occhi chiusi, cercando di evocare l’immagine dei glutei di Annibale sotto la doccia della palestra.
    
    Iryl dovette scambiare il mio sforzo di memoria per inesperienza e, per mettermi a mio agio, prese a baciarmi dolcemente le guance.
    
    Sollevò il bacino, intrecciò le gambe dietro alle reni e mi prese l’uccello in mano, dirigendo il glande verso la sua rosetta.
    
    Quella premura m’intenerì.
    
    Sistemai il braccio sotto alla nuca del ragazzo per essere sicuro che stesse comodo, avvicinai la mia bocca alla sua e gli riservai la stessa attenzione che avrei riservato a mio figlio.
    
    L’urgenza di qualche minuto prima era sparita e aveva lasciato ...