1. Il tormento di un padre (finalmente in culo)


    Data: 10/01/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    Pensavo che, dopo quella notte, la bestia fosse stata sfamata e che non sarebbe tornata così presto, ma mi sbagliavo.
    
    Fu sufficiente che, il giorno seguente, sotto la doccia della palestra, Annibale mi si avvicinasse nudo come era abituato a fare.
    
    Si infilò nella cabina mentre pensavo a tutt’altro e, con lo sguardo rivolto verso il basso, lasciavo che il getto dell’acqua mi massaggiasse la nuca.
    
    “Ce l’hai il bagnoschiuma, pà?”
    
    Lo guardai con gli occhi sbarrati.
    
    “Il bagno schiuma … l’ho dimenticato …”
    
    Non riuscivo a pronunciare una parola.
    
    Lui mi fissò perplesso, afferrò la bottiglietta e cominciò ad insaponarsi dinanzi a me.
    
    La sua pelle era bianca come il latte e la schiena formava una curva sinuosa che declinava nel rilievo di due natiche perfette.
    
    Provai l’impulso di piegarmi su di lui, di mordergli il collo e di far scivolare la punta della lingua sul crinale della spina dorsale, fino al solco dei glutei.
    
    Immaginai il sapore di vaniglia del suo sfintere e la pressione libidinosa con cui quell’anello magico avrebbe potuto risucchiare la mia mazza.
    
    Mi sentii come un animale in gabbia.
    
    Sgusciai fuori dal vano ancora coperto di sapone e, con l’asciugamani troppo corto, mi affrettai a coprire l’erezione che s’ era risvegliata poderosa tra le mie cosce.
    
    Nel tragitto verso casa rimasi in silenzio, mentre Annibale trafficava col cellulare.
    
    Mi sentivo a disagio e lo sguardo non faceva che cadermi sulle sue gambe muscolose.
    
    “Ascolta” ...
    ... Esordii. “Stasera devo tornare in ufficio, domani ho un’udienza importante …” Mentii. “È un problema se resti solo per qualche ora? Ho bisogno di rivedere il fascicolo …”.
    
    Lui mi guardò stupito. “Ma non puoi farlo da casa?”
    
    “L’ho dimenticato a lavoro”. Risposi.
    
    “Ok ... Va bene, certo …”. Si limitò a dire mentre smontava dalla vettura e sbatteva la portiera.
    
    Lo seguii con gli occhi e, senza pudore, rimasi a guardare il culo che dondolava fasciato dentro ai jeans attillati.
    
    Ero come ipnotizzato e solo quando il mio bambino fu dentro all’androne riuscii ad invertire il senso di marcia e puntai verso la piazza della città.
    
    Avevo il cazzo duro come il marmo e l’immagine di quel sedere impressa in fondo alle pupille.
    
    Mi accarezzai in mezzo alle cosce e mi scoprii ad un tempo spaventato e compiaciuto di quel vigore tardivo.
    
    Arrivai che era ancora molto presto.
    
    Il profilo dei banchi del mercato si stagliava scuro contro il disco della luna.
    
    In mezzo al crocicchio dei prostituti individuai subito Iryl, la sua figura sottile, il modo effeminato con cui sollevava una gamba quando aspirava dalla sigaretta.
    
    Avvicinai con sicurezza l’auto al marciapiede, proprio dinanzi al punto dove si trovava il ragazzo.
    
    Lui mi salutò con un gran sorriso e si fece accosto al finestrino.
    
    “Ehi … Ma allora un po' ti piaccio?!?” Mi chiese canzonatorio. “Sentiamo, come ti chiami maschione?”
    
    Cercai nella mente un nome di fantasia ma non fui abbastanza pronto. “Maurizio ...
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