1. Sottomesso alla mia capo 4: il primo risveglio nella villa


    Data: 11/12/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: None, Fonte: EroticiRacconti

    ... umiliazione. Quindi, mentre con la mano destra mi teneva ferma la testa, con l’indice e il medio della mano sinistra si aprì le piccole labbra e si scoprì l’orifizio uretrale, da cui cominciò a sgorgare un fiotto sottile. Cominciai a bere e ingoiare, con l’odore di piscio che mi riempiva le narici. Ma era solo l’inizio, infatti la padrona, da vera stronza qual era, all’improvviso e senza dire nulla, cambiò l’intensità del getto mettendosi a pisciare a pieno cannaggio. Io, che già mi stavo impegnando per fare tutto ‘per bene’, come mi era stato richiesto, rimasi spiazzato, e l’urina mi colò ovunque, sulla faccia e sul mento, poiché mi era impossibile berla tutta in così poco tempo. Il tutto durò pochi secondi. Poi il getto si assottigliò e, infine, si spense. Credevo di aver fatto il mio dovere e che lei ne fosse soddisfatta. Invece appena ebbe finito mi disse, gelida: «Che cazzo hai fatto, imbecille?», e mi mollò un pesante schiaffo, poi soggiunse: «Sei cretino o incapace? Non ti avevo detto di berla tutta?! Ora vedrai che bella punizione ti sei meritato…Intanto asciugati la faccia e fammi il bidet con la lingua, ché odio rimanere sporca!».
    
    Provvidi a farle il ‘bidet’, come richiesto, il che mi procurò una grossa erezione; poi lei mi ordinò di alzarmi, si rimise la camicia da notte (ma non le mutandine) e mi riportò nel seminterrato. Lì, accanto alla porta della mia stanzetta e a quella del piccolo bagno, c’era una terza porta chiusa a chiave. La aprì e mi diede accesso a ...
    ... una stanza grande, che come le altre del seminterrato prendeva luce solo dall’alto e che conteneva un’intera collezione di arnesi e accessori sadomaso. Fruste di ogni tipo, manette e strumenti che, in gran parte, mi erano ignoti. Mi portò dentro e mi fece sdraiare a novanta gradi su una cavallina di quelle per la ginnastica, con il culo all’aria e le braccia assicurate alle gambe dell’attrezzo ginnico tramite delle manette. Quindi prese in mano qualcosa che assomigliava a una racchetta da ping pong, ma molto più grande, e mi disse: «Ora avrai la tua punizione per aver sprecato il mio nettare sublime. Ti è consentito gemere un po’, ma non gridare, e dovrai contare ad alta voce i colpi che riceverai. Sono stata chiara?». E io, terrorizzato: «Certo, padrona!». Quindi arrivarono i primi colpi. Erano colpi forti, decisi, che mi cadevano dritti sul culo senza pietà e che ero costretto a contare uno per uno, anziché gridare e implorarla di smettere come avrei voluto. Uno…due…tre…quattro…intanto il mio cazzo, sempre duro, era premuto tra il mio corpo e la cavallina, e mi sarei accontentato di fottermi quell’arnese senz’anima da quanto l’uccello mi tirava, se non avessi temuto una nuova punizione.
    
    Alla fine, dopo quindici colpi, Barbara smise di infierire e mi slegò. Ma il peggio doveva ancora venire. Mi fece sdraiare su un lettino di contenzione, con le braccia e le gambe bloccate da cinture; le braccia lungo il corpo e le gambe aperte. Quella posizione mi costringeva a poggiare ...