2. OneShot Erotica: Il mio primo Locktober
Data: 01/11/2023,
Categorie:
Erotici Racconti,
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Etero
Autore: FemdomLover, Fonte: RaccontiMilu
... liberarsi ed ergersi più forte, e duro, che mai. Ma questi erano solo i miei sogni, Giulia aveva ben altri piani per me. Salì anche lei sul letto, chinandosi in modo da portare il suo seno prosperoso vicino al mio cazzo ingabbiato. Non potevo sentire praticamente nulla, ma vedevo chiaramente che i suoi capezzoli dalle larghe e chiare areole stavano sfiorando le pareti metalliche della mia cintura di castità. Istintivamente mi ritrovai ad alzare il mio bacino per avvicinarmi a quel ben di dio, pur sapendo che non sarebbe servito a niente, ma stavo perdendo ogni controllo del mio corpo e non riuscivo a farci nulla: ero davvero un semplice e patetico giocattolo (arrapato) nelle sue mani. Mentre continuavo ad agitarmi, Giulia decise di sedersi all’altro capo del letto, nello spazio lasciato dalle mie gambe divaricate e bloccate. Prese poi i suoi piedi e li usò entrambi per toccarmi le palle, alternando un tocco delicato che somigliava ad un massaggio a pressioni più forti, prima veloce, poi piano, poi di nuovo veloce. Stavo impazzendo ma sentivo l’orgasmo che si avvicinava e non sapevo nemmeno fosse possibile, non immaginavo potesse bastare così poco, specialmente in quelle condizioni. Nel mentre Giulia iniziò a masturbarsi e i nostri gemiti di piacere cominciarono a fondersi e a risuonare tra loro. Non riuscivo a vedere granché, ma sentivo il suono della sua figa bagnata, mentre il pre-cum iniziava a strabordare dal foro della mia gabbia. Lamia Padrona, come ormai stavo ...
... iniziando a considerarlaper davvero, era così assorta che se ne accorse solamente quando una goccia sfiorò il suo piede e tanto bastò per farla smettere: non voleva farmi venire, non ancora.
“Piccolo mio, lo so che vuoi sborrare, lo so cosa ti passa per la testa, ma non è ancora il momento. Ci sono ancora un paio di cose che devi fare per me, solo allora potrai liberare le tue piccole palle gonfie. Forse…”, mi disse col tono più malizioso che avessi mai sentito. Riuscii a dirle solamente “Sì, Giulia, ti prego. Fa’ di me tutto ciò che vuoi”, commettendo un grave errore senza nemmeno rendermene conto tanto che ero immerso nel piacere e nella goduria. Mi arrivò subito un calcio nelle palle, con una certa forza, che mi fece sobbalzare e ritornare col cervello a posto: “Come ho detto che mi devi chiamare, inutile schiavo? Direi che è il momento di farti provare una delle mie punizioni”. Fu statuaria in quelle parole al punto che iniziai a preoccuparmi seriamente, con il mio istinto che mi diceva di aver paura. E a breve avrei scoperto, a mie spese, che avevo ragione. Mi liberò gli arti, tenendo sempre uno sguardo molto serio, cupo, e mi ordinò di alzarmi, di mettermi davanti al letto che c’era più spazio e di divaricare le gambe prima di chiudere gli occhi. Non potevo sapere cosa stesse per accadere, ero in ansia e non poter vedere mi metteva ancora di più in agitazione. Ma mentre tutti quei pensieri mi attanagliavano, mentre stavo pensando di chiederle scusa, che volevo smettere, ...