1. Quella troia di mia cugina


    Data: 18/09/2023, Categorie: Tradimenti Autore: rispettoso8, Fonte: Annunci69

    ... cazzo vero… non è vero?… cuginetta Porca!”
    
    “porco… porco… porco…” ripeteva piano, muovendosi a bassa voce, ebbra.”
    
    Ebbe un sussulto solo quando mossi le dita verso il buco del suo culo…
    
    “no dietro no… no…ti prego no…………..no…”
    
    “E’ solo un dito, cuginetta, ma se non la finisci di fare la stronza ci entro subito con tutto il cazzo”.
    
    Tornò giù arresa al suo corpo, ripetendo come a se stessa:
    
    “Togli queste dita… to..gli.. le… to gli le…”
    
    Ma il tono era ormai affannato e il suo corpo annegato nel suo piacere…mentre le mie dita adesso andavano e venivano in quel corpo ormai fuso e ben presto violarono anche il suo culo. Aveva i suoi buchi ormai pieni e con essi giocava pure la mia lingua. Da lì a poco i suoi primi gemiti divennero ben più forti dei no… fino ad una vibrazione intensa e trattenuta, un orgasmo lungo, silenzioso e sconvolgente, che la svuotò e mi accese ancora di più.
    
    La cuginetta era andata, partita… brilla ma cosciente, confusa e sconvolta. Non oppose più resistenza, burattino inanimato si fece spogliare totalmente e penetrare senza neanche una parola, senza un gesto: ma erano gli umori, il turgore della figa e dei capezzoli, l’ano mordido sotto le mie dita che parlavano per lei, dichiarando le emozioni della sua resa.
    
    L’accompagnai a casa a notte fonda, dopo una ulteriore scopata fuori dall’auto, in cui pressocchè nuda sul ciglio di una strada di campagna in una notte estiva si fece sbattere a novanta gradi, gemendo malferma, ma senza ...
    ... spiccicareuna sola parola. Le tenni per tutto il viaggio la mano impegnata in una sega lenta, continua, senza interruzione, fermandola solo quando sentivo arrivare l’orgasmo e facendola poi ripartire. Giunto sotto casa sua, fermai la macchina, e passandole le dita tra i capelli, le spinsi la testa verso il mio cazzo, facendole aprire la bocca e venendole finalmente, in gola.
    
    Quando scese per strada la luna piena illuminò il chiarore di un vestito ormai insufficente, madido e stropicciato e il volto insicuro e tremante, sporco e stravolto di un ex angelo: mi pensai un diavolo soddisfatto, sorrisi ed andai via.
    
    Il cellulare squillò: era Lei. Non l’avevo chiamata né il giorno dopo né i giorni appresso. Avevo ancora negli occhi la sua immagine di quando l’avevo lasciata davanti al portone di casa: in quella strada vuota, di notte, dopo averla scopata, dopo una lunga sega lungo la strada del ritorno e dopo il brindisi finale al gusto di cazzo, aveva aperto la portiera, scendendo barcollando. Quasi tramortita, aveva cercato le chiavi, per fermarsi sull’uscio, voltandosi quasi senza espressione e cercandomi con gli occhi: una camicia sgualcita e sbottonata, umida a chiazze e un reggiseno fuori posto lasciavano intravvedere molto oltre la decenza, mentre lacrime sporche di sudore, sborra e trucco solcavano il suo volto. Andai via senza ripensamenti e senza interpretare quello sguardo, ma quella stessa notte non bastarono due seghe per calmare la tensione. Avevo tenuto per me le sue ...
«12...456...22»