Il territorio del sogno
Data: 03/08/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... Shub-Niggurath stava arrivando. -No!-, esclamò Monique balzando in avanti. Alzò il pugnale. May Lyn la colpì con un pugno. La nera cadde a terra e la vietnamita le balzò addosso. -Povera stupida. Dovevi andartene finchè potevi.-, disse. Prese a strozzarla. E fu allora che mi mossi. Brandelli di conoscenza mi giunsero attraverso sprazzi di coscienza. Balzai verso la vietnamita e raccolsi il coltello col simbolo. Lei si alzò mentre l’orrore dimensionale caracollava verso Monique. Sferrai un fendente all’essere. L’aria s’increspò e per un istante il tempo si fermò. Poi quella mostruosità urlò di dolore mentre veniva trafitta e cacciata. May Lyn si alzò. I tatuaggi sul suo corpo rilucevano di energia. -È troppo tardi, marito… Shub-Niggurath è qui! Saluti al Capro dai mille cuccioli!-, esclamò. Monique non si muoveva. Morta? Forse. L’odio che mi pervase fu più forte della follia. E capii cosa dovevo fare. May Lyn era il vincolo, no? Affondai il pugnale nel portale e tracciai nell’aria un segno di chiusura che avevo appreso dai libri studiati. -Yoh, esathat nä vië!-, urlai, -Ëshan ko shin!-. Urlai quelle parole nella lingua che precedeva la lingua. Un vento terribile prese a soffiare dentro la cappella. May Lyn mi afferrò i polsi. -No! Pazzo! Non ti permetterò di farlo! Non hai idea di cosa stai buttando via! L’immortalità! Il potere! Donne e uomini! Ricchezze! Pensaci, marito! Pensaci, amore!-, per un istante parve vulnerabile. La fissai mentre il vento demonico soffiava senza ...
... tregua. Sentii i vetri della chiesa infrangersi. Qualunque cosa stesse per uscire stava approfittando di quell’ultimo istante. May Lyn… i tatuaggi brillavano sempre più, ora tutta la sua pelle pareva brillare. Lei era il vincolo… Capii. -Ho scelto il divorzio.-, risposi. Trapassai la vietnamita al petto, affondando la lama d’osso sino all’impugnatura nel suo cuore. May Lyn urlò e anche io urlai ripetendo lo scongiuro di esilio contro l’ululante portale. Ma la vietnamita teneva duro: mi strinse la gola. -Non mi piegherò! Vieni! Iä Shub-Niggurath!-, esclamò. Sanguinava dal petto e la sua presa era debole ma non cedeva. La sua volontà la teneva in piedi. Io scansai la mano con la mia e la spinsi nel portale, urlando lo scongiuro un ultima volta. Ci fu un’esplosione che mi scagliò a terra. Il portale ululante si chiuse ma non prima che qualcosa mi guardasse, uno sguardo carico d’odio proveniente dall’altrove che sentii addosso. Poi fu solo silenzio. Mi alzai a fatica. Il coltello d’osso era ancora in mano mia, sporco di sangue. Era una scena orribile: i corpi dei cultisti erano stati sbalzati in giro. Monique giaceva in un angolo. Mi avvicinai. No, anche lei no! “Ti prego, dio… Se ci sei… se mai ti ho chiesto qualcosa…”, il cuore mi si strinse in una morsa. Cercai il battito cardiaco sul collo. Batteva. Era viva! Respirava? Sì. -Monique… Monique, sveglia!-. Lei scosse il capo. E infine aprì gli occhi. Mi guardò come se non capisse. Notai che aveva del sangue tra i capelli. Il colpo ...