Racconto libero - l'oscuro ivÁn - parte 2 la soffitta
Data: 28/07/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Syren, Fonte: Annunci69
Le nuvole si stanno diradando in cielo, rivelando una brillante luna piena e le strade cittadine riposano silenziose, interrotte solamente dal riecheggiare dei nostri passi.
Il mio accompagnatore Iván, senza mai staccarsi, mi spiega che vive poco distante, in una modesta soffitta e si augura che non mi offenda per non potermi offrire un’adeguata reggia. Ridendo, gli spiego che non ho alcuna pretesa principesca e di non porsi nemmeno il problema.
Mentre camminiamo fianco a fianco, mi racconta la sua storia, condendola di eventi curiosi, ma tralasciando i dettagli. Lo traduco come un atteggiamento conviviale ma riservato. Non m’infastidisco, nonostante io sia all’opposto molto più informale.
Descrive la sua terra d’origine, di cui purtroppo conosco poco o niente. Ha trentanove anni e si è trasferito in Italia appena maggiorenne, in cerca di un futuro più stabile, poiché era rimasto solo.
Da subito il popolo italico l’ha affascinato, spiegando che siamo più dediti alle passioni, più sanguigni, più bravi a fare l’amore. E mi occhieggia complice (brividi…).
Lavora durante il turno di notte di una fabbrica fuori città e negli anni si è creato pochi amici ma buoni.
Più mi parla, più ne rimango incantato. I suoi modi e le sue parole eleganti sono quasi regali. Emana un’aura rassicurante di calma placida, come fosse un uomo arrivato, senza incombenze che possano stressarlo o creargli ansie, senza pressioni che possano farlo sentire a disagio o inopportuno.
Ma ...
... dietro il ghiaccio freddo e saldo dei suoi occhi, si nasconde a stento una cocente, quanto irrequieta, eroticità; la presenza fisica parla di confidenza di sé, la stretta di mano suggerisce una forza tenuta a freno ed i denti bianchi, che raramente fanno capolino dalle labbra rosse, presagiscono appetito sessuale.
Il desiderio di scoparmelo si cristallizza nella mia mente.
Mentre gli spiego come sono arrivato anch’io da un’altra terra, la Sardegna, fino a Milano e del mio lavoro, giungiamo al palazzo dove vive. Si presenta con un’architettura storica, tardo ‘800 torinese forse, ma semplice, dai pochi piani, tipici della zona del centro.
M’indica un abbaino sporgente dalla linea del tetto in tegole e poi, girando la chiave, m’invita ad entrare nel portone in legno massiccio.
- Ultimo piano, prego – gesticolando galante verso le scale.
Lo precedo sui gradini in pietra ed il corrimano in metallo. Lungo il percorso sento da dietro il suo sguardo indagatore su di me, come se mi stesse palpando, e so che conosce già perfettamente le mie forme nonostante siano ora coperte dai vestiti. Mi godo la sensazione e mi affretto, fino a raggiungere una rampa più ripida e poi un sottotetto alto, con travi di legno a vista ed un’unica porta.
Lo lascio posizionarsi al mio fianco, stretti fra i muri, ad un fiato di separazione, per permettergli di aprire l’ingresso. Ci guardiamo intensamente un’ultima volta prima di entrare.
Entra con una giravolta e mi dà il benvenuto in casa: ...