Linda la nerd – Capitolo 9
Data: 22/07/2023,
Categorie:
Erotici Racconti,
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Etero
Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
... si avvicinò alla portafinestra, aprendola e uscendo nella terrazza: sua madre sarebbe stata in cucina a guardare i suoi stupidi spettacoli, ma preferiva non rischiare che s’impicciasse nei suoi affari. E poi ne aveva piene le palle di sentire tutti quegli schiamazzi recitati, cazzo.
Una leggera brezza le accarezzò il volto e le lunghe chiome nere, soffiando via un po’ di rabbia che era montata in lei. Si appoggiò alla ringhiera, ammirando per un attimo il panorama che si apriva davanti a lei, nonostante lo conoscesse a memoria e avrebbe potuto disegnarlo a occhi chiusi.
La sua famiglia aveva guadagnato un piccolo capitale con l’azienda di trasporti e, quand’era ancora piccola, Francesca aveva abbandonato l’appartamento nel centro del paese, in un vicolo, per abitare in una villetta con i muri esterni in pietra, in una zona periferica. Avevano abbandonato le comodità, aveva pensato allora, ma crescendo aveva compreso che, in realtà, avevano guadagnato molto più in tranquillità: a parte qualche trattore durante i periodi di sfalcio dei prati, o una manciata di escursionisti desiderosi di percorrere qualche sentiero poco battuto, non c’era praticamente nessuno nei pressi della loro abitazione. La campagna si apriva attorno alla casa, prati divisi da fosse e rogge attorno alle quali crescevano bassi salici piantati in file ordinate; la mattina, quando una bassa foschia scivolava tra i fili d’erba, spesso si udivano i richiami di caprioli usciti dai boschi delle montagne ad ...
... ovest. Il paese era raggiungibile in una mezz’ora a piedi ed in un attimo con lo scooter che le avevano regalato per i sedici anni lungo la strada che il suo stesso padre aveva fatto asfaltare dagli operai del comune, coprendo gli avvallamenti della strada sterrata devastata da decenni di traffico composto da mezzi agricoli.
La ragazza fece scorrere il pollice sullo schermo, accettando la chiamata. Appoggiò il telefono all’orecchio. – Pronto? – chiese, accorgendosi che la sua voce aveva un’inflessione di astio appena percettibile che credeva di aver perso in quegli istanti di contemplazione del paesaggio.
Per qualche motivo, la voce che rotolò fuori dal piccolo altoparlante diede alla ragazza l’idea di una creatura informe, simile a quelle di gelatina dei film dell’orrore, che si rivoltasse su sé stessa, con un suono liquido quando si contorceva. Le parole erano strascicate, come se un colpo di spugna sonora sbavasse i fonemi, sfumandone uno nel successivo, rendendo le parole piatte e il tutto una cantilena fastidiosa.
– Eeeh… Francesca… – biascicò il telefono. Alla ragazza sembrò che le sue orecchie si stessero riempiendo di ovatta tanto quella voce era priva di inflessioni e monotona nel tono. Già si pentì di avere accettato la telefonata. – Perché non fai aspettare tanto, bella fica?
No, si corresse la ragazza: nella voce di Mauro, in realtà, poteva riconoscere fino all’ultimo grammo di desiderio di metterla a pecorina e sfondarla con violenza. Una smorfia di ...