1. Ti prego scopami, Amore Mio


    Data: 25/06/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: inception, Fonte: EroticiRacconti

    8 dicembre 2018
    
    Non appena si chiuse il pesante portone alle spalle, una folata di vento gelido la investí, togliendole quasi il respiro. Agata restó così, inerme per qualche secondo, come colpita da un fendente, in piena gola e poi giù, fino al petto. Gli occhi gonfi dal pianto, le bruciavano sferzati dall’aria, come le guance.
    
    Si strinse nel caldo conforto, datole dal lungo cappotto di lana, cercando un attimo di quiete, dopo le grida, le parole urlate con rabbia, l’impotenza che, come una macchia nera, l’aveva invasa.
    
    Conscia del tempo che non aveva, per crogiolarsi in quel caldo abbraccio, si buttò in strada, sicura che da lì a poco, lui l’avrebbe raggiunta.
    
    Con passo veloce, inforcó la prima traversa. Gli occhi umidi le impedivano una vista nitida, portandola a sbattere, violentemente, contro la calca, che a quell’ora della sera, ancora riempiva, le vie della capitale.
    
    Il suono del passo veloce, rimbombava nell’aria attorno a sé, lui l’avrebbe di certo sentita pensò, e una volta raggiunta, l’avrebbe ammaliata, e lei sarebbe caduta preda, ancora, di quella bestia.
    
    Sapeva non essere sano il loro legame, come sapeva che non poteva nulla, contro di lui.
    
    Continuò quella folle corsa, augurandosi di non essere cercata, e nello stesso tempo lo sperava.
    
    Senza voltarsi indietro, per timore di scorgerlo, calpestó a passo deciso, i sanpietrini di Piazza del Popolo.
    
    Sentendo lo stomaco contrarsi in uno spasmo, che la costrinse quasi ad arrestare ...
    ... quella inutile fuga.
    
    Fuggiva da chi Agata?
    
    Da lui?
    
    Da loro?
    
    Da sé stessa?
    
    Altre lacrime le solcarono le guance, irritate dal freddo, dandole la sensazione di essere presa a schiaffi, talmente bruciavano.
    
    Il respiro, sempre più corto, la costrinse a rallentare il passo, e solo allora notò quel meraviglioso satellite, che amava, risplendere alto, e fiero, nel cielo.
    
    Con rammarico, passò oltre, non aveva il tempo per fermarsi ad ammirarlo. Aumentò il passo, fino a correre, schivando i passanti.
    
    Cercando di fermare i pensieri e la voglia di tornare da lui.
    
    Il lastricato risuonava sordo, sotto ai suoi piedi. Stava cercando solo un po’ di silenzio e pace, nonostante sapesse che tutto il frastuono, era solo e soltanto, nella sua testa. E più si allontanava, più sentiva il tormento di averlo perso, lacerarle le carni.
    
    Agata si spinse fino al ponte, e una volta raggiunto, si accasció sul parapetto. Gelido, anch’esso, come quella notte di metà gennaio.
    
    Il battito del cuore, le rimbombava forte nelle tempie. Il respiro prendeva consistenza attorno a lei, le guance, arrossate, le bruciavano ancor di più, ora.
    
    Il frastuono della città in lontananza, si accorse sorprendendosi, di quanto venisse attutito dal suo respiro, che, nonostante gli sforzi, faticava a regolarizzarsi.
    
    Ci vollero minuti, prima che i suoi occhi potessero, nuovamente, scorgere immagini nitide. Sotto di lei, l’acqua del Tevere scorreva quieta, i pochi alberi, ormai del tutto spogli, ...
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