1. Guerriera senz'armi


    Data: 31/07/2018, Categorie: Etero Autore: BirbaPerBirbe, Fonte: Annunci69

    ... in bocca il cazzo. Il porco le strappa la camicetta, le sfila il reggiseno e le strizza con forza il seno tra le sue dita, la cagna ingoia il cazzo fino alle palle, fa sgusciare la lingua che arriva a leccargli i coglioni, grossi, pieni di sborra, quasi doloranti.
    
    Il porco le scopa la bocca, le due mani sulla testa di lei, avanti e indietro, violento. Lei ansima, senza però districarsi, lui glielo spinge in gola “puttana, vacca di una troia, ti piacerebbe ti venissi in bocca, eviteresti altro”, la gira con forza animale spingendola al muro e alzandole la gonna, le strappa le mutandine, le chiude la bocca con una mano mentre con l’altra si prende il cazzo in mano e lo appoggia all’ano di lei, trattenendosi.
    
    “E adesso mi vuoi ancora puttana? Vuoi che spinga e ti inondi il culo? Se te ne vuoi andare vattene ora, a succhiare qualche altro cazzo, troia!” Diceva tutto ciò con la bava alla bocca, adesso più lupo che porco.
    
    Io avevo i brividi e sentivo il mio amico con un fiatone dato più dalla paura che dall’eccitazione. M girai verso Marco, “interveniamo?”, un attimo prima di sentire la voce di lei, roca, “inculami, sfondami, e non fermarti, spaccami …” e con un fil di voce “… finiscimi …”.
    
    Ritornammo a guardare la scena proprio nel momento in cui Lupo scaricava tutta la sua rabbia penetrando la Cagna, assestando dei poderosi colpi che quasi piegavano le braccia di lei appoggiate al muro. Lei che al primo colpo emise un grido soffocato dalla mano di lui, dopo di che si ...
    ... mise a piangere, quasi fosse una liberazione, continuando a pronunciare una sola parola “liberami … liberami …”.
    
    Il Lupo sembrava volesse entrarle dentro con tutto sé stesso, fino a che emise un rantolo, schiacciandola al muro.
    
    Stettero così un tempo che mi sembrò infinito.
    
    Lui iniziò piano ad allontanarsi, sfilò piano il suo membro, si rialzò le mutande e i calzoni.
    
    Così, senza nemmeno riassettarsi quel poco che sarebbe stato possibile, si allontanò. Non disse nulla.
    
    Lei si accasciò a terra, respirando voluttuosamente boccate d’aria infinite, rimettendosi a posto il meglio possibile i vestiti, annodando la camicetta, tastandosi e accomodandosi i capelli.
    
    Fu in quel momento che la mia vita cambiò “Marco, scusami, devo restare, torna pure a casa, scusami …”
    
    Marco mi guardò e credo vide nei miei occhi qualcosa che non aveva mai visto. Mi abbracciò e con la voce rotta mi disse “ho capito”.
    
    Si allontanò lentamente, girandosi a tratti.
    
    Diana - da allora questo per me diventò il suo nome - stava tornando indietro, verso di me. Si fermò interrogativa.
    
    Ed io “Sono Matteo, devo conoscerti”
    
    “Perché lo vuoi, perché pensi che io sia una puttana?”
    
    “No, perché ho trovato la donna più guerriera, la donna che affronta i suoi demoni”
    
    Perché dissi questo non lo so nemmeno adesso, era stato un altro a parlare con la mia bocca.
    
    Fatto sta che lei sorrise, con un sorriso doloroso ma anche spavaldo “tu sei matto! Ma matto matto, non di quelli da manicomio, ...