Cena da amici - capitolo 1
Data: 18/06/2023,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Akai_, Fonte: Annunci69
... in piedi nonostante gli scossoni che gli aveva inferto
“Ma che scema, ho fatto un casino!”
Non aveva il coraggio di alzare gli occhi per il terrore di leggere nello sguardo degli altri cosa stavano pensando di lei
“Non preoccuparti, non è successo niente…”
provò a rassicurarla Marina, la padrona di casa. Continuava a tenere le mani occupate per tamponare il liquido che nel frattempo si era spanso in una grossa macchia sanguigna sulla tovaglia bianca
“Scusa, scusa…”
continuava a ripeter come un mantra, che più che calmarla le stava aumentando l’agitazione.
All’improvviso si sentì cadere nel panico non vedendo più Dario vicino a lei, con gli occhi ciechi per qualsiasi altra cosa, cercò la sua figura e lo vide uscire dalla stanza. Senza dire una parola agli altri gli andò dietro, fin dentro il bagno.
Quando si accorse di lei già stava tentando di asciugarsi la gamba dei pantaloni con un batuffolo di carta igienica, dopo aver chiuso la porta gli si inginocchiò di fronte e con altra carta igienica tentava freneticamente, forse anche con la speranza di qualche magia, di far sparire la macchia.
“Fermati…”
ma lei continuava
“… basta…”
ma pensava soltanto che se la macchia fosse sparita anche la memoria su quel disastro avrebbe fatto la stessa fine
“Basta!”
gelò sul posto, c’era così tanta rabbia in quella parola che l’unico modo per sentirsi salva era quello di eseguire quell’ordine.
Era arrabbiato? Sì che lo era! Alzò gli occhi ed aveva ...
... quasi le lacrime pronte, il viso di Dario era una maschera rigida ed inespressiva che metteva paura.
“Alzati.”
Lentamente, senza movimenti bruschi e cercando di non toccarlo per non far esplodere di nuovo la rabbia, si alzò. Non aveva ancora le ginocchia stese che Dario, con velocità e forza, la afferrò per la gola e la sbatté contro la parete bloccandola sul posto. La prese così tanto alla sprovvista che non sapeva se avesse lasciato uscire un urlo per lo spavento, i suoi occhi erano così accesi, vitrei eppure profondamente espressivi, era spaventoso, non lo aveva mai visto in quello stato così duro e dominante. Non riusciva a respirare, cercò di afferrargli il polso per fargli allentare la presa ma era come tentare di spostare un ramo dal suo innesto sul tronco. Aveva bisogno d’aria, la gabbia toracica se si abbassava ed alzava freneticamente, senza un ritmo, presa da spasmi che le irritavano la gola bloccata. Provò a parlare ma premendole maggiormente sulla parte alta del collo le impedì di far uscire un qualunque suono. Lo fissava negli occhi spaventata eppure lui non dava alcun cenno, sembrava sempre la stessa persona pacata se non fosse stato per quegli occhi di fuoco.
“Respira.”
Tornando ad afferrarle equamente il collo le lasciò la trachea aperta a sufficienza per inspirare. L’aria scendeva grattandole la gola e con una quantità insufficiente dopo aver saltato uno o due respiri. Con le mani strette sul polso continuava a non riuscire a smuoverlo, sentiva le ...