1. Da serva a schiava


    Data: 20/05/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Sesso di Gruppo Autore: Norbmi, Fonte: RaccontiMilu

    ... un giorno a Trapani ci fu una guerra perché una famiglia nemica dei Fardella voleva conquistare il potere. Anche Leul combatté per i Fardella, assieme ad altri cento invincibili schiavi neri, e grazie a lui i Fardella riuscirono a vincere la guerra.
    
    Da quel momento anche Leul fu rispettato dai padroni, che lo riconobbero come capo degli schiavi.
    
    La Mamma parlava sempre così degli Avi. Adesso che sono cresciuta, capisco che tante cose potrebbero non essere vere; da piccola mi piaceva ascoltare le storie su Leul e un po’ mi piace crederci ancora adesso. Pensare di essere la discendente di un sovrano valoroso e giusto, mi riempie d’orgoglio.
    
    Crescendo ho capito tante altre cose, prima tra tutte che siamo sempre stati schiavi.
    
    La Mamma non mi ha mai raccontato la sua storia per davvero: ho saputo il resto da Ferdinando, la persona che é stata la figura più simile ad un padre che abbia avuto.
    
    Lui mi ha raccontato la verità riguardo a mia madre.
    
    Lei é figlia di una serva mulatta, Demekec, e di un mercante di schiavi arabo, di cui nessuno ricorda il nome. Il suddetto mercante, doveva vendere Demekec e pensò bene di violentarla, prima di metterla in vendita presso i Medici. E così, la nonna Demekec iniziò a servire presso la famiglia di Ferdinando già incinta.
    
    Mio padre si chiama Alessandro Zetti, un sorvegliante presso i Medici. Ha stuprato la Mamma e sono nata io, ma non mi ha mai riconosciuta, ovviamente. Chi vorrebbe una figlia per un quarto negra e per un ...
    ... quarto araba?
    
    Alessandro Zetti non mi ha mai fatto da padre, ovviamente. Mi molestava, puniva e seviziava, segretamente, minacciando di uccidere mia madre e me solo ne avessi parlato con qualcuno.
    
    Gli unici ricordi che ho di lui ora sono le sue violenze, corporali prima, e sessuali quando ho iniziato ad essere appetibile per lui. Si é divertito parecchio con me, penetrandomi ovunque e costringendomi a svolgere le mansioni di giornate intere con oggetti incastrati in entrambi gli orifizi. Poi, un bel giorno Ferdinando l’ha scoperto e di lui non si é saputo più nulla.
    
    La mia compagna di viaggio Isabel mi fissa con gli occhi sbarrati: “Davvero, Chiara?”, mi chiede in Spagnolo. “E tu, come ti chiami, per davvero?”
    
    Netsanet, che significa “Libertà”.
    
    Cara Isabel, ora sarebbe il momento di parlare di Ferdinando, ma la sua storia la rimanderemo a domani. Questa mattina c’é calma.
    
    Siamo finiti in una risacca, il che significa niente vento. é come se anche l’aria che mi circonda si conformasse alla noia del viaggio, smettettendo ogni movimento e facendosi pesante. C’é una zona riservata ai remi, ma nessuno dei marinai sembra essere abbastanza volenteroso da mettersi di buona lena a far andar le mani.
    
    Solitamente questo é un mestiere da schiavi, figurarsi se dei bianchi liberi si abbasserebbero a farlo. Schiavi non ce ne sono qui per il momento: dovremo aspettare di arrivare in Africa prima di poterne stipare qualcuno a bordo.
    
    Il capitano in ogni caso confida nella ...