"Quarantena" and coffee (Atto II)
Data: 26/07/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Rot43, Fonte: EroticiRacconti
... macerie, capì che non era la prima volta che entrava. Schiuse la prima porta in legno all’interno dell’edifico ed entrammo nel vivo di quella che era la stanza adibita alla lavorazione del legno, l’assenza degli strumenti di lavoro lasciava grandi spazi vuoti nell’edifico e Sergio mi spiegò quali attrezzi di lavoro erano un tempo presenti e la loro funzionalità, mi spiegò che quando veniva da piccolo con i genitori spesso il padre lo portava a visitare l’edificio in funzione. Mentre lui mi esponeva tutto ciò che ricordava, io lo seguivo, poi arrivammo davanti a delle scale che portavano ai piani alti del capannone, salimmo su quelle gradinate non proprio sicure e leggermente scricchiolanti. Arrivati su c’era un’altra porta e dopo comparve un corridoio buio. Sergio accese la torcia del suo cellulare e mi chiese di seguirlo. Mentre ci avvicinavamo alla fine del corridoio mi rivelò che non mi aveva portato fin lì solo per farmi vedere l’edificio e che se volevo capirne il motivo dovevamo solo oltrepassare la porta alla fine del passaggio. Incuriosito provai a domandargli qualcosa in più, ma lui una volta superata l’entrata portò l’indice davanti al naso chiedendomi di fare silenzio. Entrammo in una stanza semi-buia circondata da vecchi suppellettili impolverati, a prima vista sembrava essere stato un vecchio ufficio. Al centro era disposta una grande scrivania, sovrastata da un piccolissimo lucernaio, direzionata verso una parete che un tempo era foderata da una grande vetrata ...
... a muro che si affacciava nello stanzone sotto, credo il magazzino, a cu si accedeva tramite delle scalette laterali. La vetrata di quel soppalco industriale non c’era più e bastava sporgere la testa oltre il telaio fisso per avere un quadro di tutta l’interezza di quello stanzone sotto, pieno di resti di macerie in legno. Lo spazio intorno a noi non era grande, ma la difficoltà maggiore era spostarsi quasi alla cieca, ma Sergio mi mostrò come avvicinarmi a quel telaio senza fare rumore. La visuale sotto era abbastanza nitida per via delle finestre che circondavano lo stanzone, affacciandosi verso l’esterno, permettevano ancora alla luce crepuscolare di penetrare. Delle voci attirarono la mia attenzione, mi voltai verso Sergio, lui con calma mi fece segno di non fare rumore, ci appostammo su lato sinistro della grande apertura, abbassai lo sguardo sotto e intravidi due sagome. Riconobbi stesa sopra il banco di lavoro dell’attrezzo, credo una sega circolare, i capelli biondi di mia moglie con addosso solo il maglione e le gambe aperte. In posizione speculare alla sua, tra le sue cosce, era accoccolata Marie che la sovrastava persa tra i suoi umori, impegnata a regalarle una delle gioie che solo qualche ora avrei preferito riservasse a me. Non riuscivo a crederci, il buio nella stanza ci dava copertura totale e da sotto era impossibile che qualcuno ci vedesse lassù nascosti, cercai di sporgermi il più possibile per avere una visibilità più ampia. Di sotto le spalle semi-nude di ...