Piera, la portiera
Data: 12/03/2023,
Categorie:
Tradimenti
Autore: RoccoSifredda, Fonte: Annunci69
Avevo smesso da giugno di abitare a casa con i miei, ma nel mese di agosto tornavo spesso a controllare l'abitazione e ad innaffiare le numerose piante lasciate da mia madre sul terrazzo. Mentre stavo potando le ultime foglioline secche squillò il telefono: era lei.
“Ciao, come stai? Tutto a posto?”, echeggiava dalla cornetta.
“Sì, ho quasi finito qui”.
“Senti, quando vai via lascia le chiavi a Piera”.
“Piera?! Mamma, chi è Piera?”
“Ah, ma come, non lo sai?! Piera, la portiera!... Ahahah!... Quella ragazza tanto carina che ha sposato Alberto, il portiere! Quella mi sa che ha trovato l'America... E lui è un mascalzone!… Mmm… Non mi ricordo se sia romena o polacca...”.
Mentre concludevo la conversazione con mia madre, liquidandola velocemente, la mia mente già andava perdendosi in più d'una congettura: Alberto, il portiere, era rimasto vedovo all'età di quarant'anni quando io stavo finendo il liceo e, considerando che ormai io ne avessi quasi cinquanta, su per giù avrebbe dovuti averne una settantina; e se Piera era realmente una ragazza – termine con cui mia madre in effetti chiamava pure le sue coetanee ottantenni – l'America mi sa che l'aveva trovata lui!
Chiudendo con l'ultima mandata la porta di casa dei miei, feci un balzo di spaventò quando dietro di me scorsi la presenza fin troppo silenziosa di un corpo alto non meno di un metro e ottanta, capelli lunghi e biondissimi, pelle chiara come la luna nelle notti estive ed un culo letteralmente ...
... scolpito nella pietra o nel marmo,
“Piera!”, disse lei, “Sono Piera, la moglie di Alberto, ho parlato con tua madre prima che partisse. Mi ha pure lasciato il tuo numero di scellulare. Le chiavi puoi lasciarle a me”. E, mentre cercavo di mettere a fuoco, aggiunse: “Bulgakov!” e, cercando di dare un senso alla mia faccia che assomigliava sempre più ad un grosso punto interrogativo, “Bulgakov, l'autore del libro che hai sottobrascio... 'Il maestro e Margherita', no? È nato a Kiev, come me”.
Non era magra, Piera, e soprattutto non era né polacca né rumena, ma ucraina - mamma, cazzo, ucraina! - ma quel culo, a due terzi di quei quasi due metri d'altezza, era stato messo lì a posta ad incorniciare due gambe lunghissime per essere proseguito da un vitino stretto stretto da vespa che culminava con due tettine dai capezzoli a spillo ed un collo lungo lungo.
Non ero timido, mai stato, ma ero abbagliato dal suo fascino, dai pantaloncini in microfibra aderenti e da una maglietta trasparente che non lasciava spazio alla fantasia. A staccare i miei occhi da quel culo fu la mano di Alberto che vi si avventò sopra quasi a voler marcare il territorio, come se sulle falangi avesse tatuata la scritta “ È MIA”. Altezza un metro e cinquanta, panza modello “Anguria di Maccarese”, capelli tutti presenti ma troppo neri per essere veri ed una irresistibile simpatia, arricchita da due baffetti bianchi da mafioso, facevano di Alberto uno strano oggetto del desiderio, al quale molte signore dello ...