1. Fino in fondo, figlio mio


    Data: 07/02/2023, Categorie: Maturo Tabù Autore: giessestory, Fonte: xHamster

    ... La gonna diventa una fascia, poi quasi un nastro, un pezzo di stoffa inutile. Sono nuda, difesa solo dalle mutande elastiche nere, con mio figlio talmente vicino al mio sedere e alla mia intimità, da poterne aspirare l’odore segreto: sono perduta! Siamo perduti.
    
    Tutto è cambiato. In lui rimangono tracce della sua dolcezza e del suo amore, ma da come mi tocca e da come mi pressa, adesso sento il maschio. Ha voglia, ne ha tanta. Mi affonda col naso, col viso tra le natiche e preme, come volesse mangiarmi, più che baciarmi. Continua a strusciarsi con forza sulle mutande, gira il volto a destra e a sinistra, forse desidera invischiarsi del profumo segreto di sua madre.
    
    «Basta… basta, ti prego…» riesco a profferire con un fil di voce, ma tremo. Provo a oppormi ma non a lui… a me, perchè, finalmente, mi sto bagnando. Non immaginavo che quel segnale impudico sarebbe arrivato, in questo frangente, e non immaginavo di sentirmi morire al solo pensiero che lui se ne sarebbe accorto, di sicuro. Prego con tutta me stessa che non mi tocchi lì, con le dita. Invece, si rimette in piedi e, con calma, come se si godesse tutta la scena, mi cala le mutande.
    
    Che vergogna, che follia! Al solo pensiero che stia osservando il mio grosso culo, certo non più quello di una ventenne: esposto, chiaro, mi sento venir meno. La mia carne e soda ma non come una volta… mi sento male. Lui lo tocca, mi tocca tutta. Fa piano, piano, quasi temesse di farmi male, però… fa!
    
    Mi scorre col palmo le ...
    ... natiche e le carezza, amorevole, ma il suo pollice insiste nel mio spacco e non si frena davanti all’orifizio dell’ano, nemmeno lo evita. E poi di nuovo: su e giù, allargandomi. E poi… l’inevitabile: le dita dell’altra sua mano, favorite dalla divaricazione che già sta attuando, si poggiano sulle grandi labbra pronunciate, mi scavano tra i peli, controllano l’umore e, infine, mi spaccano e affogano nel mio liquido di femmina matura. La figa è larga, ne mette due insieme, di dita; scava e tira verso l’alto, agganciandomi la cavità più intima. Mi sbrodolo come una scolaretta; credo di non avere più sangue nel corpo, me lo sento tutto in testa, e le tempie pulsano per la pressione.
    
    Non vorrei, non lo vorrei assolutamente, e invece provo piacere.
    
    Comincio a essere stanca e scomoda, non sono a mio agio ma lui, lo so, non ha finito con me, anzi. Lo sento chinarsi di nuovo; ho i brividi, non posso pensare che, inevitabile, potrebbe arrivare in contatto. Il contatto della penetrazione! Orribile, contro natura… un figlio, di lì, deve uscire, ma per non rientrarci mai più.
    
    Quando mai potrò più andare in una chiesa? A chi potrò affidare la mia confessione? No, non accadrà mai, non sarei mai capace di trovare le parole per raccontare tutto questo.
    
    Ma lui non mi penetra. Si è spinto in avanti per cercare la mia mano; la prende, la tira delicatamente verso sé. Compie quei gesti come facessero parte di un rituale; non posso saperlo, ma mi convinco che sta riproducendo, sul mio corpo, ...
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