1. La Caduta, Atto sesto: degli opposti sentimenti di Aristarda e Septimo e della congiura.


    Data: 25/01/2023, Categorie: Erotici Racconti, Racconti Erotici, Etero Lesbo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... rotta solo per grazia divina. Sono certa che qualche spia di Septimo ha già riferito tutto ciò, quindi perché darmi pena a negare ciò che già sapranno?”, pensò sconsolatamente. Si infuriò con sé stessa: non era da lei scoraggiarsi. Non erano da lei molte cose. E molte di esse le stava facendo o le aveva fatte nelle ultime quarantotto ore. Era come se, dopo Brixiate, Aristarda avesse perso parte di sé. -Vera, ti prego, fai portare dell’acqua e qualcosa da mangiare.-, disse Aristarda. -Mia signora, è mio dovere restarvi accanto.-, replicò Vera. -Certo. In tal caso, ti prego di incaricare qualcuno di portare l’acqua e il cibo.-, ribatté l’Imperatrix. -Subito.-, obbedì la guardia. Intanto, Aristarda Nera e Serena entrarono nella tenda. L’alloggio dell’Imperatrix era stato montato alla svelta e rapidamente. Ed era spartano, proprio come si esigeva in tempo di guerra. Le guardie si schierarono ai quattro angoli della tenda, Vera con loro. Serena sorrise. -Desiderate perquisirmi?-, chiese, fissando Vera e comprendendo che essa era a capo del gruppo di guardie. Quest’ultima scoccò uno sguardo all’Imperatrix, che non raccolse. Far perquisire un ospite implicava metterne in dubbio l’onore. Un’onta intollerabile. -No.-, rispose infine la guardia, -Non sarà necessario.-. Un servo portò pane e acqua. Si defilò subito dopo. -Mi scuso per le condizioni del campo… ma come comprenderai, la nostra situazione é precaria.-, disse Aristarda Nera. Serena la guardò. Oltre alle vesti sporche e ...
    ... all’aspetto trascurato di chi non si é concesso il lusso del riposo, l’Imperatrix in esilio era ferita. Il braccio destro era fasciato all’altezza dei bicipiti. L’aveva vista appoggiare con fatica la gamba sinistra. “Ha combattuto in prima linea. Per loro? O per sé?”. In realtà aveva già la risposta. -Io… non do importanza a ciò.-, disse, colta in contropiede dall’osservazione di Aristarda, -Comprendo quanto difficile sia la situazione. E spero che ciò che dirò potrà, per quanto possibile, esserti d’aiuto.-, le guardie si accigliarono. Aristarda era di sangue reale, il “voi” sarebbe stato d’obbligo. Ma non dissero nulla. L’espressione dell’Imperatrix rimase neutra, per un lungo istante. Poi, con un sospiro che parve racchiudere la spossatezza di due giorni di fuga e battaglia, parlò. -Dì ciò che devi, Serena Prima. Ti conosco per fama e mi duole saperti avversaria.-, disse. -Il dolore é reciproco. Ma ognuno occupa il posto che gli Dei gli hanno affidato.-, rispose lei, scegliendo con cautela le parole, -Ciò che devo dire é, per iniziare, che mi dolgo della morte di Proximo, di cui avrai sentito.-. Aristarda annuì. Nei suoi occhi, Serena vide dolore, un dolore di altro tipo. -Sì. So che Septimo non si é risparmiato nell’infliggergli sofferenza e che Proximo ha affrontato la sua fine a testa alta, con la dignità che ci si aspetta dagli eredi di Licanes.-, disse. -Ebbene, le sue ultime parole sono state cripitche. Pare che prima che il rogo lo inghiottisse, egli abbia urlato che ...
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