Nei panni di mia madre - 2
Data: 09/01/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
I colpi risuonarono contro la lamiera come rintocchi di campana.
La mamma si svegliò di soprassalto, mi guardò e, con indolenza, smontò dal letto.
Era nuda, aveva i capelli in disordine e il seme di Timoteo le scivolava lungo le gambe.
“Apri troia o sfondo la porta”. Disse la voce.
“È Fabrizio!” Sussurrò lei. “Non paghiamo l’affitto da mesi”.
“So che ci sei Manila”.
“Arrivo, un attimo … arrivo”. Rispose esasperata e, indossata la vestaglia, si avvicinò all’ingresso rivolgendo gli occhi al soffitto.
“Non ti preoccupare tesoro, sistemo tutto io”.
Mentre mi rivestivo li sentii parlare.
“Mi devi quattro mesi”. Disse lui. “Io non sono mio padre, non sono disposto a farmi prendere per i fondelli da una puttana”.
“Lo so, lo so. Ma ho avuto delle spese extra”. Si giustificò la mamma. “Dammi solo qualche altra settimana”
“Ti sei comprata una macchina, cazzo!” Le fece notare.
“Ascolta, dì a Gerardo che il mese prossimo vi saldo tutto”. Propose lei. “Dai, non fare il burbero. Io e tuo padre siamo amici, lo sai … Se vuoi un modo per venirci incontro lo possiamo trovare anche noi due …”.
“Smettila, io non sono malato come lui … non vale così tanto la tua passera … o paghi o sei fuori!”.
“Senti ragazzino …” Obiettò mia madre.
Mi affacciai sulle scale del camper. “Che succede?” Domandai.
Fabrizio doveva essere il figlio di Gerardo, il gestore del drive–in.
Assomigliava moltissimo a suo padre.
Era alto e robusto, con le spalle larghe e ...
... le cosce straordinariamente muscolose.
La sua pelle era chiara come il latte e il freddo l’aveva arrossata intorno al naso e agli angoli della bocca.
Sembrava sorpreso di vedermi.
Puntò lo sguardo sulle calze a rete, risalì fino alla minigonna e indugiò sulla camicetta che vi avevo abbinato. Pensai che i suoi occhi stessero cercando il mio seno.
Mi studiò per qualche secondo e, arricciate le labbra in una smorfia di disapprovazione, si rivolse a Manila: “Lavorate in due là dentro e tu continui ad accampare scuse?”
“Ma che …?” Sbottai piccato prima che lei potesse rispondere qualcosa. “È mia madre!”
“Ascolta bimbo” Lo rimbrottò la mamma. “Adesso basta! Stai al posto tuo e smettila di giocare a fare l’uomo di casa. Ne parlo direttamente con tuo padre”.
E, dopo avergli mostrato il pugno chiuso ed esserselo avvicinato alla bocca in un gesto eloquente, si incamminò verso il motel, mentre il ragazzo le urlava dietro: “Vacci pure troia. Mi ci ha mandato lui qua”.
“Scusa”. Disse Fabrizio. “Non volevo … è solo che tua madre …”
Sembrava piuttosto imbarazzato.
Feci spallucce.
“La aspetti fuori?” Gli chiesi. L’aria intorno era molto fredda.
“Posso?”
Lo invitai ad entrare con un cenno della testa.
Lui si sistemò sulla branda e la rete cigolò rumorosamente.
“Dormi qua?”. Mi chiese.
Mi limitai ad annuire.
“Come ti chiami?”
“Lea”.
Restò in silenzio per qualche secondo e poi mi domandò: “E questa vita ti piace, Lea? Quello che fate tu e ...