1. Il contadino - parte i - ii (l'originale)


    Data: 03/01/2023, Categorie: Gay / Bisex Autore: matteol77, Fonte: Annunci69

    ... miei.
    
    E così un pomeriggio decisi di recarmi nuovamente al campo del contadino.
    
    Faceva caldo e per comodità indossavo un paio di pantaloncino corti, una maglietta ed un paio di sandali. Ero abbastanza nervoso, il mio cervello faceva a pugni con sé stesso. Erano tanti i motivi che mi spingevano a non recarmi dal contadino; paura, vergogna e pregiudizi. Probabilmente dalla vita mi sarei aspettato un incontro romantico con una mia coetanea, discoteca, pizzeria, lume di candela e tutto il resto. Invece mi apprestavo come uno zombie ad incontrare un anziano grasso, peloso e sudato che sentivo stava prendendo il controllo della mia vita.
    
    Arrivato al campo lo vidi in lontananza di spalle indaffarato a zappettare le sue piante. Il cuore mi batteva a mille. Potevo vedere distintamente le sue forme da tipico contadino settantenne tarchiato, robusto, con due belle gambe tozze e piene, la pancia prominente che gli usciva fuori della canottiera bianca che non riusciva a contenerla, stivali verdi da campagna e cappellino in paglia per proteggersi dal sole. Questa volta diversamente dalla prima, indossava un paio di pantaloni corti color cachi tipici degli anziani che mettevano in risalto le sue cosce robuste e con discreta peluria nonostante l’età. Evidentemente il lavoro dei campi lo aiutò in questo.
    
    Ad un certo punto si girò ed i nostri sguardi si incrociarono. Io accennai ad un saluto e lui con il suo viso tondo e gioviale di sempre, facendomi un sorriso mi disse: “Ciao ...
    ... giovanotto! È da un po’ che non ci si vede! Forse gli ortaggi che hai comprato la corsa volta non sono stati di tuo gradimento?”. Io imbarazzatissimo al cospetto di quella autorevole figura risposi quasi balbettando: “No, no! Era tutto buonissimo tanto che ne vorrei acquistare ancora”. “Va bene” rispose con un sorriso furbesco, “Andiamo nella cascina. Ho messo lì la roba da vendere”.
    
    Il mio cervello cominciò ad urlare: questo non è giusto, questa non è la tua vita. Puoi ancora andartene. Girati, vattene!
    
    Don Pietro si avvicinò a me con il suo passo pesante. Quando mi fu vicino allungò il braccio verso il mio viso e dandomi una carezza sulla guancia destra e mormorò: ”Come sta questo ragazzo?”. La sua mano callosa, calda e gentile sul mio viso mi diede una sensazione positiva e calmò il mio batticuore dandomi serenità. Io accennando ad un sorriso un po’ nervoso risposi: ”Bene grazie”. Come 2 amici di sempre mi prese sottobraccio e mi condusse verso la cascina. Compresi che con quel gesto cercava il contatto fisico. Don Pietro era abbastanza accaldato ed il suo odore di uomo anziano sicuramente non pulitissimo raggiunse in breve le mie narici innescando in me qualcosa di piacevolmente ancestrale ed ormonale. Non mi dava alcun fastidio però. Arrivati alla cascina, all’ombra del porticato mi fece sedere su una vecchia poltroncina e mi disse di aspettare che, esattamente come la prima volta, aveva bisogno di far pipì.
    
    Don Pietro si recò dietro uno degli angoli del rustico ...
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