Il ragazzo sulla panchina.
Data: 17/12/2022,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Anna 66, Fonte: EroticiRacconti
... giù sulla gamba sinistra alzandomi un po' la gonna e facendo capire al ragazzo che ero in fiamme. Il mio messaggio era chiarissimo, sfacciato: avrei voluto essere lei e a quel punto mi sarei fatta montare lì per strada.
D'improvviso, il ragazzo fermava la troietta in calore, prendendo una sigaretta dalla tasca del giubbino e accendendosela. La tipa non si scomponeva, ne prendeva una anche lei e poi cominciava a chattare col telefonino. Infine telefonava a un'amica per dire qualcosa su cui non mi soffermavo, non avendone interesse. Si, perché a quel punto la mia attenzione era solo per lui. Che intanto toglieva il giubbino e restava in maglietta, peraltro con un tempo freddo che nessuno di noi doveva più avvertire, e naturalmente con lo sbalorditivo attrezzo in tiro sotto la tuta. Fumava e mi guardava con aria di sfida. Il cazzo doveva essere duro come una roccia mentre io lo fissavo con faccia da battona che non lasciava adito ad interpretazioni. Se mi avesse ordinato di andare lì a toccarglielo lo avrei fatto immediatamente. E naturalmente avrei baciato quelle labbra carnose, toccato il suo torso per poi farmi cavalcare a culo all'aria sulla panchina...
Ero ormai bagnatissima e nel turbine delle fantasie quando lui si alzava, approfittando della relativa lontananza della ragazza (che civettava con l'amica a telefono), e si avvicinava ad un albero per fare ... pipì!!!
Estraeva così il ...
... cazzone, lungo ma soprattutto grosso, e ne scoperchiava la cappella, spaventosa. Ero sbigottita. Era chiaro che lo faceva per me, per mostrarmi qualcosa che non avevo mai visto, che nemmeno immaginavo esistesse. Infatti si voltava mentre espletava il suo bisogno e sorrideva. Poi appena terminato, si voltava dalla mia parte col cazzo semieretto e lo inseriva nelle mutande Calvin Klein per poi ricoprirsi col pantalone. Ero lì a guardarlo sconvolta. Io non credo di aver mai visto un cazzo così, e non parlo solo del penoso pisellino di mio marito.
Ma non è tutto: lo stronzo prendeva un'altra sigaretta e poi me ne offriva una e con cenno del capo mi invitava ad avvicinarmi per prenderla. Ma io ero paralizzata. Giuro!
Allora si avvicinava lui e me la portava per poi accendermela mentre la avevo tra le labbra. Ora, era vicinissimo a me e sentivo, o credevo di sentire, il suo odore di maschio arrapato. "Come ti chiami?", mi faceva - e già quella voce da bastardo aumentava lo sballo della mia grondande fighetta. E io, mentendo: "Sandra" (che poi è il nome della mia amica). "Ok, Sandra, segnati il mio numero". Io come un automa, presi il telefono e lo scrissi nell'agenda.
La ragazza era a una decina di metri e si era accorta della manovra. A quel punto mi sentii in imbarazzo per una eventuale scenata, e mentre lei si avvicinava, salutavo con uno ciao lo sfrontato e mi allontanavo repentinamente senza voltarmi.