1. Sprecata


    Data: 24/09/2022, Categorie: Masturbazione Autore: Malena N, Fonte: EroticiRacconti

    La notifica squillante che mi avvisa di un messaggio, risuona forte nel silenzio della mia stanza, svegliandomi di colpo.
    
    Non so nemmeno dove sia finito il cellulare, l’ho fissato sino allo sfinimento aspettando un tuo cenno, poi mi sono arresa e l’ho lanciato via, ora sarà da qualche parte, qui sul letto.
    
    Mi muovo lenta e la prima cosa che vedo, riaprendo gli occhi, è il dildo grande ancora sporco di rossetto e di saliva.
    
    È a un centimetro dalla mia bocca, così inequivocabilmente vicino che se sposto leggermente il capo, quasi mi solletica le labbra. In realtà, seppure non lo vedessi, seppure la stanza non fosse abbastanza illuminata dalla luce calda e soffusa della piccola lampada sul comodino, l’odore inconfondibile che mi arriva al naso, mi riporterebbe comunque al godimento di poco fa.
    
    Perché è un odore che conosco bene quello che mi inonda le narici.
    
    È l’osceno profumo del piacere che so darmi quando non posso fare altro che darmelo.
    
    Mai potrei sbagliare anche perché puntualmente fa ripiombare prepotente la tua assenza.
    
    E a conferma di ciò che è stato, prima che cedessi sfatta ad un breve e leggero sonno, arriva un fremito violento, giù, nelle mutande bagnate attaccate alla carne.
    
    Ma quali mutande, solo a pensarci sorrido.
    
    La mano languida e scivolosa che accarezza sinuosamente i fianchi, è testimone del fatto che mi sono addormentata così, vestita ancora del tubino rosso di velluto. Questo può significare solo che sotto, come per ogni mise ...
    ... da puttana che si rispetti, indosso di sicuro un perizoma.
    
    Ed ora che lo tocco spostandomelo dal culo con le dita, me ne ricordo, sì, è di pizzo nero ed è odoroso del mio orgasmo.
    
    Ma che ho! Il solo riguardarmi distesa, fasciata in questa stoffa così sensuale al tatto, mi fa eccitare nuovamente. Come se non mi fossi appena sfogata, come se non mi fossi accontentata scopandomi selvaggiamente ogni buco. Più precisamente, volendo usare tue testuali parole, come se non mi bastasse mai il cazzo, come se non mi bastasse mai niente.
    
    E infatti niente mi basta perché la voglia di ora che è la stessa di prima, non si placa.
    
    L’istinto che mi assale e che non ho la minima intenzione di domare, mi spinge ancora a leccare la cappella fredda e inanimata del mio dildo.
    
    Come prima mi sento sprecata. Lo succhio con foga e a mestiere ma per cosa?
    
    Nessun calore, niente sborra.
    
    Con il piede nudo, vestito solo di un décolleté dal tacco vertiginoso, avvicino il telefono alla mano così da sollevarlo e riuscire a leggere.
    
    Lo sapevo, lo sapevo!
    
    L’anteprima del messaggio sul display porta il tuo fottuto nome. E mi incazzo. Perché sei tu, tu, fuori tempo, come in tutti questi fottuti giorni in cui sei apparso solo a tratti, per poi sparire con la solita maestria.
    
    Se mi vedessi ora, ancora così, distesa e molle, a compiacermi di questo corpo abbandonato, ti verrebbe da dire una cosa sola.
    
    “Vuoi il cazzo eh?”
    
    “Esattamente” sarebbe invece la sola cosa che verrebbe da dire ...
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