La Caduta, atto Settimo. Della caccia di Eria
Data: 02/08/2022,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Lesbo
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... quattro, ingobbì la postura e fu pronta. Raggiunse il primo posto di blocco. Lo superò mostrando i documenti. Quello successivo, venti metri più avanti e ben all’interno delle mura cittadine fu altrettanto facile a superarsi. Aristarda non era lì e di tutti loro, nessuno sapeva dell’importanza di Alexander Varus. Non avrebbero fermato nessuno, quei controlli erano per mera rappresentazione. Uno sfoggio di sicurezza e prudenza, tipici in coloro che erano certi della vittoria. Madridia era immensa, ma il palazzo del Praetor era evidente come poche altre cose. E fu allora che Eria attivò la sua seconda risorsa. Glatia Mersina lavorava come ancella e cameriera presso il Palazzo del Praetor. Da tempo la Stirpe le versava due mesi di stipendio extra per garantirsi la sua cooperazione. Glatia raggiunse Eria per caso ma bastarono poche frasi, pochi gesti, per farle capire. La giovane annuì. Portò Eria dentro il palazzo. Eria sorrise. Le guardie non dissero nulla. Non sospettavano. D’altronde Glatia aveva una reputazione irreprensibile. E obiettivi di valore a Madridia non ce n’erano. Glatia la guidò all’interno e poi le comunicò che le stanze degli ospiti erano nella sezione nord del palazzo. Eria si diresse là, portando un vassoio di frutta. Fu fermata da una guardia. Una Viragea, evidentemente non discendente del Kelreas a giudicare dalla carnagione chiara. Comunque una bella donna. Le offrì un frutto. La guardia non rifiutò. Né la fermò. Si fidavano. Logico. Arrivò alle stanze ...
... degli ospiti. Stando a Glatia, quella di Varus era la più ampia. Aristarda teneva in grande stima Socrax, che fu suo precettore, ergo era naturale che un allievo di Socrax beneficiasse di un trattamento di favore. Trovò la porta. Nessun rumore all’interno e nessuna guardia all’esterno. Non importava: sfilò il grimaldello e armeggiò con le serrature, sbloccandola in tempo breve, con appena un clack sommesso. Entrò scivolando dentro. La stanza non era vuota. Eria notò l’uomo. Avvolto in vesti marroni, da viaggio, e un cappuccio che copriva il viso. La donna rimase ferma, congelata. Capì. -Tu non sei Alexander Varus.-, disse. -E tu non sei una cameriera.-, rispose lui. La sua voce. Eria sorrise, crudelmente. -Socrax.-, disse. Lui si tolse il cappuccio. Le fattezze dell’anziano precettore apparvero. La sopravveste marrone cadde a terra, scoprendo un giustacuore in cuoio nero. Pareva calmo. -Eria… ma non é questo il tuo nome. Noi lo sappiamo. E io lo so bene, qual’é il tuo nome.-, disse. -Già. Sai tutto.-, mugugnò lei, -Ma hai scelto comunque di opporti a noi, a dispetto della nostra fiducia nei tuoi confronti. Anche se sei uno di noi. Il sangue di Janus ti scorre nelle vene.-. -Janus non avrebbe mai fatto ciò che state facendo. Disonorate il suo nome, fregiandovi del suo lignaggio.-, rispose Socrax, -E io non intendo permetterlo.-. -Pazzo. Hai contro tutti noi, e sai bene che non vincerai. Neanche con l’aiuto dei tuoi nuovi amici.-, rispose Eria. Avevano intanto iniziato a girare in ...