Il guardone
Data: 28/06/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: lavidaciula, Fonte: Annunci69
In auto con il guardone
Con la mia lei, abbiamo l’abitudine, di fare sesso in auto.
In particolare, di solito ci appartiamo in una zona isolata, circondata da ville e tra i ruderi di antiche mura.
Fin da diciottenni, quando non avevamo che la macchina come nostra alcova, questi luoghi ci hanno aiutato a compiere le nostre evoluzioni, protetti da sguardi indiscreti.
O perlomeno così pensavamo.
Invece, per molto tempo ignari della cosa, eravamo lo spettacolo preferito dei guardoni della zona.
Chissà quante volte si saranno masturbati guardandoci e chissà quante volte hanno sognato la mia lei in certi atteggiamenti.
Quasi ogni giorno verso la sera, d’inverno e d’estate, quindi col buio o con la luce, ci rifugiavamo dietro quei cespugli e quelle mura, ed all’interno dell’abitacolo della mia utilitaria ci regalavamo un’oretta di sesso.
Dopo i primi periodi però mi accorsi che ci spiavano.
Teste che uscivano di nascosto dai cespugli, movimenti sospetti dietro i ruderi, passi che frusciavano tra l’erba.
Sempre, ogni volta.
Le prime scoperte di questi ospiti ci bloccavano, con la conseguenza che ci spostavamo di posto oppure smettevamo proprio.
Una volta, dopo che lei mi fece il solito gran pompino con tanto di sborrata in gola, mi venne immediatamente da pisciare e di corsa mi fiondai dietro il cespuglio accanto al finestrino aperto della nostra auto e vidi un tizio con il cazzo in mano che scappava a nascondersi dietro un muretto.
In quel ...
... momento ebbi la certezza che quell’uomo era rimasto per tutto il tempo a non più di un metro dal finestrino.
Ci aveva guardato ed anche ascoltato per tutto il tempo.
A lei non dissi nulla, sapere che qualcuno si sparava le seghe guardandola fare pompini, con le tette di fuori ed il culo a favore dei loro sguardi, mentre io la sditalinavo da dietro, non credevo le facesse piacere.
Poi qualcosa cambiò.
Una sera d’estate sempre, eravamo appartati in un parcheggio antistante ad un parco, e dietro ad un albero, di fronte la nostra macchina vi si appostò un uomo di colore.
Lei lo vide, me ne accorsi, ma non disse nulla ed iniziò a toccarmi con foga.
Poi lui si tirò fuori il cazzo ed iniziò a menarselo.
E lei come in trance si gettò a capofitto sul mio cazzo spompinandomi fino alla morte.
Aprì lo sportello e sputò tutta la mia sborra sull’asfalto, in modo che l’uomo potesse capire bene quello che aveva fatto.
Quella volta fui io a non volere indagare oltre, però la cosa mi eccitò.
Avevo capito che le piaceva essere guardata.
Da allora, ogni volta la stuzzicavo.
Le dicevo sempre di aver visto qualcuno dietro il cespuglio o dietro i muretti che ci guardava, anche quando non era vero, e lei si eccitava terribilmente, ma non smetteva certo le sue prestazioni.
Amplessi, pompini, dita nel culo, tutto alla luce del sole, tutto sotto gli occhi dei guardoni, che avevano capito oramai che l’unica accortezza che dovevano usare era quella di non farsi vedere ...