1. Il prato in città


    Data: 28/06/2018, Categorie: Trans Autore: Marta-trav, Fonte: Annunci69

    ... rallenta, si ferma, apre le porte. Ed anche stavolta non sale nessuno. E scendono un paio di persone.
    
    Sbircio distrattamente il mio vicino. Sembra assorto in pensieri tutti suoi. E mi rendo conto che sull’autobus siamo rimasti in sei. Noi due, una coppia di fidanzatini miei coetanei e due uomini, ciascuno per i fatti suoi.
    
    L’autobus riparte. Fra tre fermate sono arrivato e finalmente mi libero da questa situazione di imbarazzo.
    
    Certo, potrei alzarmi e andarmi a sedere da un’altra parte. Ma sarei oltremodo sgarbato. In fin dei conti questo signore mi ha fatto solo qualche domanda. Certo, un po’ troppo personale. Ma non è stato affatto scortese.
    
    E se scende anche lui alla mia fermata? Se mi segue?
    
    Beh, se lo farà inizierò a correre. Sicuramente non mi potrà stare dietro. Lo seminerò facilmente.
    
    Tra un pensiero e l’altro arriva la fermata successiva. Senza che l’uomo mi abbia fatto altre domande.
    
    La coppia di fidanzatini scende e nessuno sale. Ora siamo rimasti in quattro.
    
    L’autobus riparte.
    
    “Ascolta” inizia l’uomo “sabato pomeriggio, alle cinque, fatti trovare alla stessa fermata dove siamo saliti oggi. Voglio farti vedere una cosa. Ti divertirai, ne sono sicuro. Ti piacerà” e, così dicendo, afferra la mia mano destra, quella dalla sua parte, e se la porta repentinamente sul pene.
    
    La stoffa dei suoi pantaloni è leggera. Percepisco immediatamente un rigonfiamento notevole. E il rigonfiamento che è sotto la mia mano è sorprendentemente ...
    ... duro.
    
    Rimango senza fiato e visibilmente a disagio.
    
    Con lo sguardo vado a vedere se gli altri occupanti dell’autobus si sono accorti di qualcosa. Ma ognuno pensa ai fatti suoi.
    
    “Lo senti? E’ duro. E sono sicuro che ti piacerà”.
    
    Ritiro velocemente la mano. Le mie guance sono rosse di imbarazzo. Non riesco a guardare l’uomo negli occhi. Fisso un punto nel vuoto davanti a me. Potrei mettermi a gridare…dovrei mettermi a gridare. Ma non lo faccio.
    
    L’autobus rallenta. Si ferma ed apre le porte. Non è la mia fermata. Tuttavia mi alzo dal posto e, correndo, raggiungo la porta di discesa.
    
    L’uomo è rimasto seduto al suo posto. “Mi raccomando, sabato prossimo alle cinque di pomeriggio” lo sento dire, ad alta voce, mentre percorro velocemente i pochi metri fino alla porta di discesa dell’autobus.
    
    Scendo e mi ritrovo sul marciapiede, da solo, sudato e con il cuore che batte all’impazzata.
    
    Le porte dietro di me si chiudono. L’autobus riparte. Vedo la sagoma dell’uomo dal lunotto posteriore dell’autobus. Non si volta nemmeno a guardarmi.
    
    Ed ora? Mah, poverino, sarà un uomo malato. In fin dei conti sono qua e non mi ha fatto niente. Mi convinco che la storia sia finita lì.
    
    Raggiungo casa di Fabrizio. Mezz’ora dopo, come previsto, siamo con le stecche in mano a cercare di infilare le quindici palle nelle sei buche del tavolo verde. Alla fine vinco io. Mi piace il biliardo.
    
    La settimana scorre serenamente. L’incontro sull’autobus, del pomeriggio di domenica, in ogni casomi ...
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