1. Marilena (segue)


    Data: 09/07/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Marilena C.,, Fonte: EroticiRacconti

    Mari -due-
    
    Prima di congedarci, con le bomboniere in mano, ecco il rito della foto di gruppo, dopo quelle scattate ad ogni singolo tavolo con gli sposi novelli.
    
    Io a fianco a mio marito che aveva la bimba in braccio, risultavamo un po' decentrati sulla sinistra rispetto agli sposi, non completamente in prima fila. Insomma: nel bel mezzo del gruppo.
    
    Mentre ci sistemavamo in attesa degli scatti, ho nettamente percepito il palmo di una mano che con una leggera ma decisa pacca mi si poggiava sulla coscia proprio appena al di sotto della natica. Per come la sentivo ho capito che poteva appartenere a qualcuno che mi stava all'altro fianco rispetto a mio marito, non riuscivo a vederlo muovendo solo gli occhi perché mi stava leggermente dietro.
    
    Quella mano mi sosteneva letteralmente la natica, la soppesava come a volerne constatare pienezza morbidezza e chissà cos'altro. I polpastrelli delle dita mi finivano sulla figa: non avevo il coraggio di voltarmi a guardare a chi appartenesse, ho sperato fosse il porco che mi aveva posseduta in bagno, ma in una panoramica ho individuato il suo volto tra le persone che erano completamente dalla parte opposta del gruppo e mi si è gelato il sangue Nei miei pensieri sgangherati di quegli attimi, lo immaginavo intento a palpeggiare qualche altra donna vicina a lui in quel momento, così come la mano si stava godendo le mie polpe. Ho pensato anche al ragazzino con il cellulare magari eccitato da qualche foto che era riuscito a ...
    ... scattare delle mie cosce palpate sotto il tavolo, ma era a fianco agli sposi con la madre. Cosa mi dovevo aspettare ancora?
    
    Neanche quando la mano mi si è infilata tra le gambe ad accarezzarmi e massaggiarmi la figa, ho avuto il coraggio e la forza di guardare in faccia chi si stava permettendo quegli osceni tocchi approfittando della vicinanza dei corpi come ne più e ne meno accadeva durante il mio periodo da universitaria fuori sede, sugli autobus strapieni di persone nella città capoluogo in cui mi sono laureata. Anch'io ne sono stata vittima più volte e con diverse intensità.
    
    Una di quelle volte era stata in imminenza di un esame. Dovevo necessariamente recuperare degli appunti avendo saltato delle lezioni di una settimana perché mi ero trattenuta a casa al mio paese.
    
    Telefonando ad una collega ci siamo date appuntamento un pomeriggio a casa sua.
    
    Finito di pranzare non avevo voglia di cambiarmi e con lo stesso comodo pantacollant non troppo fine che indossavo a casa lì in città, un paio di scarpe da tennis ed essendo inverno fra l'altro in una giornata abbastanza grigia, un cappotto ben coprente ho raggiunto la fermata del bus. A quell'ora il mezzo non era assolutamente pieno ed ho trovato posto a sedere per tutte le dieci/undici fermate del percorso tra cassa mia e quella della collega.
    
    Vagando tra i pensieri con lo sguardo rivolto fuori dal finestrino, mi sono resa conto che il lembo del cappotto era sceso scoprendo le gambe accavallate coperte comunque dal ...
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