-
Violenza sessuale nel negozio
Data: 07/07/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Evoman, Fonte: Annunci69
... continuano ad insistere sulla mi fessura, scorrono in avanti e indietro provocandomi una crescente eccitazione. Sento che sto cominciandoa bagnarmi e a inzuppare la stoffa. Prego con tutta me stessa perchè il mio assalitore non se ne accorga. Provo una profonda vergogna per quello che mi sta accadendo, per come il mio corpo si sta arrendendo di fronte alle mani di questo porco. Con l’altra mano mi spinge in avanti: adesso vuole che mi pieghi sul bancone. Non ho altra alternativa. Mi piego lentamente sulle mie braccia singhiozzando e piangendo in silenzio. Con la vista parzialmente annebbiata dalle lacrime vedo le mie mani imbrattare di sangue il bancone. Ho stretto i pugni a tal punto da ferirmi, ma non è bastato a distogliere la mia attenzione dal mio violentatore. Sento le sue mani scivolare nuovamente sulle cosce per tirarmi su il vestito. Poi le sue dita agganciano l’elastico delle mutandine. Le sento scivolare verso il basso, in pochi istanti l’ultima barriera che proteggeva il mio sesso è caduta sulle mie caviglie. Adesso ha libero accesso alla mia intimità. Mi accorgo che non è un tipo frettoloso. Vuole godersi ogni istante di questo incubo dal quale io invece vorrei uscire al più presto. Le sue dita non si poggiano subito sulla mia fessura, no. Il giovanotto torna a poggiare la sua mano sulla coscia e comincia un leggero movimento circolare con le dita. Le sue mani risalgono pian piano verso la mia fessura. Il suo tocco mi eccita e mi fa provare una ...
... profonda vergogna al tempo stesso. Alla fine sento il suo tocco sulla mia vulva. Emetto un gemito strozzato mentre sento che il mio violentatore mugola soddisfatto. ‘Vedo che la signora non è indifferente alle mie mani’: mi dice soddisfatto Le sue parole suonano come dei ceffoni sulla mia faccia trasformando la paura in rabbia. ‘Brutto porco bastardo! Lasciami andare, figlio di puttana!’: sono le parole che ringhio istintivamente Il click che prepara la pistola allo sparo e il freddo del ferro della canna sulla mia nuca gelano ogni mio movimento e ogni mio pensiero. ‘Non un’altra parola, puttana! Se ci tieni alla tua pellaccia, non un’altra parola! Fino ad ora sono stato anche troppo gentile con te, mia signora commessa e principessina del cazzo! Non costringermi a usare la violenza. Il tuo bel visino da troia potrebbe rimanere accidentalmente sfregiato dal coltellino che porto in tasca’. Appena terminata la frase lo sento togliere la mano dalle cosce e pochi istanti dopo il rumore della lama che taglia la stoffa riecheggia la stanza. Il giovanotto ha tirato fuori il coltello e ha ridotto in brandelli il mio vestito. Poi la lama del suo coltello si è insinuata tra la mia pelle e la stoffa che da dietro chiude il reggiseno. In pochi istanti anche il reggipetto è andato in brandelli. Poi un colpo sordo e improvviso. Con un brusco movimento ha conficcato la lama sulla parte di legno del bancone, proprio a pochi centimetri dal mio viso. Vedo ancora la lama che ...