Asia giochi viziosi
Data: 15/06/2022,
Categorie:
Tabù
Trans
Gay / Bisex
Autore: asiatrav82, Fonte: xHamster
... pompino.
Aprì la bocca e piano, piano ve lo fece entrare. Il cazzo subito mi si ingrossò, andava con la lingua attorno alla cappella, di nuovo tutto in bocca, su e giù con la testa. Poi iniziò a leccarmi le palle, non lo sopportavo tanto, mi faceva il solletico, così continuò con il pompino, dio quanto era bello, le sue mani toccavano il mio corpo. Il ritmo era più veloce, ad un tratto allontanò la bocca e continuò con la mano fino a che esplosi una quantità di sborra.
Rimasi perplesso.
Dopo il pompino iniziò a baciarmi sul collo e piano, piano sulle labbra e disse
- Sai come si bacia con la lingua?
- No. Non l’ho mai fatto.
Allora poggiò le sue labbra sulle mie e con la sua lingua cercò la mia, un bacio passionale. Mi piaceva baciare così, mentre le mani toccavano il mio corpo.
Passavano i giorni e quando potevo andavo da lui, sempre lo stesso, pompino e baci. In uno di questi incontri eravamo seduti come al solido sul divano. Ad un certo punto gli chiesi perché facevamo queste cose, lui mi disse che quando ero un bambino aveva notato in me cose che faceva anche lui alla stessa età, mi aveva visto che giocavo con le bambole e aveva pensavo che forse sarei diventato frocio, come lui.
Con l'età aveva pensato che gli sarebbe passa, aveva incontrato la moglie, si erano sposati e fatto dei figli. Invece non era andata così e aveva vissuto la sua vita di merda, disse proprio così, sempre a pensare a un uomo. Aveva avuto qualche incontro quando andava dai ...
... genitori in vacanze a Gallipoli, spesso andando al mare cercava di allontanarsi dalla famiglia per cercare svago con altri uomini in mezzo alla pineta o tra le dune. Sua moglie non gli fece mai un pompino e lui non le leccava la fica, ci aveva provato ma era stato orribile. In conclusione mi disse.
- Con te ci ho provato e ti è piaciuto, tu sei frocio come me. Non ti sposare, non fare l’errore che ho fatto io.
Dopo si mise a piangere. Lo accarezzai, gli toccai il petto villoso, i capezzoli e scesi più giù, aprii la patta, gli calai giù i pantaloncini, presi in mano il suo cazzo e cominciai a fare su e giù, ma lui mi allontanò la mano, si aggiustò le brache e disse.
- Meglio di no.
Poi arrivò la fine dell’estate e ripresi la scuola.
Parecchi giorni dopo, una sera a cena mio padre, rivolgendosi più a mia madre che a noi, disse.
- Alla fine il mio amico è partito, è ritornato in Italia. Mi ha detto che ci vuole provare.
Prima ancora che qualcuno dicesse qualcosa, parlai io.
- Chi papà, il signore?
- Sì lui. Non ho mai capito perché avete continuato a chiamarlo signore, pur conoscendo bene il suo nome.
Nessuno di noi rispose, immaginatevi io, pensavo solo a quello che avevo perso con la sua partenza.
Passarono gli anni, ero diventato un bel maschio e le ragazze mi correvano dietro ma a me non interessavano.
Consumavo il cazzo a furia di farmi le seghe e quello in risposta era cresciuto, ora potevo reggere il confronto con quello di mio fratello ...