La donna in vetrina
Data: 23/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: lewarcher, Fonte: EroticiRacconti
... sorprendendomi a mimare leccatine sconce soprappensiero… cazzo, mi vedono, ma chi se ne frega? Senti qua che uccello duro mi è venuto…
Mi incanta l’idea che la complessità del cosmo si sgranelli in minime figure armoniose come i piedi di questa modella. Ne sono talmente rapito che neanche mi accorgo che mi sta osservando. Che immane bifolco mi sento! Compio un balzo siderale con lo sguardo, scavalco a perdifiato tutto ciò che resta in mezzo e studio il suo viso… piacere di conoscerti, sognante incantatrice, ho in mente di violarti e tu lo sai, per quelli come noi un vetro antisfondamento ha la consistenza dell’aria…
Hai gli occhi del colore del caffè che vorrei bere. Lo vedi cosa accade oltre il fustagno abbottonato del mio cappotto? Segui il movimento delle dita mentre scacciano il cursore della zip confinandolo giù, nella commessura bassa della patta? Me la allargo al pari di una figa e ci sprofondo la mano massaggiandomi il pacco nei boxer, confuso tra i miei mobili testicoli e il turgore perentorio dell’amico… Astuta mannequin, tu guardi altrove, ma la pelle del tuo viso avvampa e me ne accorgo, malgrado il tuo trucco pesante…
Via Garibaldi brulica di gente mentre libero il mio cazzo nel riparo del cappotto… che frizzo delizioso gli regala la frescura della sera… con la punta delle dita, con morbosa voluttà, faccio scorrere la pelle del prepuzio via dal glande. La nuvola dei tuoi capelli tra il nero e il violetto somiglia a un casco d’edera pagano. I tuoi occhi ...
... mi sfuggono, mia seria e riservata eccitatrice, ma la tua bocca ha un fremito e la lingua percorre il tuo labbro per un interminabile secondo… mi accarezzo il cazzo lentamente mentre cerco i tuoi capezzoli al di là della stola…
Persone si accostano alla vetrina. Con circospezione faccio emergere le mani dal soprabito, estraggo il cellulare dando a intendere che leggo i messaggi nell’attesa che gli intrusi se ne vadano.
A un tratto rinvengo, il dubbio mi scuote, sussulto… davvero?... davvero sto insistendo a importunare questa povera donna al lavoro? Vattene, maiale!, mi dico… Ma quando sollevo lo sguardo per rassicurarti che sto per sparire, nei tuoi occhi neri di caffè non trovo niente che mi voglia scacciare. Anzi, il buio delle tue iridi mi lancia una sfida. Siamo soli, anche se c’è tanta gente intorno a noi… Faccio il gesto di mettermi la mano in una tasca e invece impugno il mio uccello minacciandolo: “Vuoi godere? Io ti farò sputare ogni goccia di sborra che hai dentro!”. Tu fingi che sia per un caso se la stola ti precipita sul gomito spogliandoti la piega dell’ascella. Sul collo ti pulsa una vena, la lecco… lo senti, tesoro?
Arroto il mio cazzo con un torpido vigore. La cappella oscilla percuotendo la fodera del mio soprabito come farebbe il muso di una vipera in cerca di un varco, le vene estromesse dal turgore dei miei corpi cavernosi si comprimono nel palmo della destra, con i polpastrelli della sinistra mi liscio lo scroto perfettamente glabro… annido il ...