1. Surfin' - 3


    Data: 19/05/2022, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    - No, dai - sussurro.
    
    E glielo sussurro in italiano, ma credo che si capisca lo stesso. Lui biascica qualcosa che invece io non capisco e scosta ancora di più le mie mutandine. Voglio dire, non è che abbiamo firmato un contratto o che ne avessimo parlato prima. Ammetto pure che la mia domanda - "non hai un posto dove portarmi?" - potesse prestarsi a diverse interpretazioni. La mia era fargli un bocchino, la sua probabilmente era già un'altra.
    
    - No please, not without a condom...
    
    - I don't come inside - risponde con il suo inglese terribile. Lo sento lì.
    
    E' tutta scena la mia, eh? Non dico che l'ho capito subito, ma il segnale definitivo è stato quando gli ho fatto "are you crazy?" e lui si è messo a ridere afferrandomi il culo, baciandomi. Poi, quando ha slacciato il fiocchetto del mio vestito dietro la schiena, ne ho avuta la certezza. Le maniche sono andate giù da sole, o forse è stato lui, non saprei. Le mie tette si sono offerte quasi spontaneamente alla sua bocca, alle sue mani.
    
    Mi ha appoggiata ad una colonnina, ha spostato il peri e intrufolato un dito commentando qualcosa di gutturale. Ho anche allargato le gambe per agevolarlo. Mentre mugolavo baciandolo gli ho sbottonato i pantaloni e gliel'ho tirato fuori già bello duro. La scarica calda mi ha confermato che a quel punto non volevo nient'altro che quello. Il "no, dai", il bocchino, il preservativo... tutte cazzate. Ho voglia, prendimi trafiggimi, inchiodami da qualche parte. Adesso. Da quant'è che ...
    ... qualcuno non mi chiava semplicemente alzandomi la gonna del vestito e scostandomi le mutandine? Sta cosa mi manda ai matti.
    
    Lo aspetto, mi cerca, colo, mi trova. Mi aggrappo con le mani alle sue spalle. Appoggia e spinge. Non ce l'ha tanto lungo ma è bello largo. Fa un po' di fatica, mi apre. Avverto proprio quella sensazione lì, l'apertura. Scatto con la testa indietro e lancio un urletto. Mi fa "no mess", gli getto le braccia al collo e lo bacio per strillargli in bocca. Sento le sue mani sollevarmi le gambe, farmele allacciare dietro la sua schiena, camminare in qualche direzione. Fai tutto tu, io non capisco più un cazzo. Stesa su un tavolino, benissimo. Con le caviglie appoggiate alle sue clavicole, fantastico. Riprende a spingere come un forsennato. Ripete "no mess". Ok, non faccio casino e mi mordo le labbra, promesso, ma tu continua a martellarmi così, ormai mi hai spalancata. Mantengo la promessa, o quasi.
    
    A raccontare cosa è successo ci vuole poco, anche perché è stato tutto così rapido. Quando sono uscita dal restaurant bar dove lavora Veronica, mi sono ritrovata improvvisamente ad essere la ragazza che vorrei essere sempre. Quella zoccola che a Roma va in giro con le mutandine umide appena uscita di casa. Una troia che ripete tra sé e sé cose che dice solo quando qualcuno le fa spegnere il cervello: voglio solo godere, essere scopata, voglio tanto ripieno da sentirmelo scolare lungo le gambe.
    
    Fuori dal locale di Veronica non sapevo bene che fare, se non ...
«1234»